Barbara, la nuova creatura dello scrittore napoletano, si racconta attraverso un monologo da leggere tutto d’un fiato, senza interruzioni, altrimenti il lettore correrebbe...
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Durante la presentazione di mercoledì pomeriggio – un momento della costellazione di eventi finalizzati alla promozione della campagna di raccolta fondi “SOS Partenope” volta alla traduzione in italiano del “Dictionnaire amoreux de Naples” di Jean-Noël Schifano –, presso la sala Marrama all’interno della Fondazione Banco di Napoli in via dei Tribunali, l’autore ha fatto chiarezza circa i contorni entro i quali nascono i personaggi, frutti soltanto in parte dell’immaginazione: «Conobbi Barbara già quarant’anni fa nel foyer del teatro San Carlo. Quando la vidi, chiesi ad una signora chi fosse quella donna. Presumibilmente si trattava di una nobildonna decaduta. Scattò dunque la scintilla. Volevo raccontare in particolare quel personaggio. Avvertivo l’esigenza di raccontare anche gli altri, a dire il vero».
Nello svolgimento sempre in prima persona, Barbara incontrerà personaggi complessi, meschini ma non fino in fondo. Nel monologo della protagonista che vive un’epoca contemporanea, Ferro conduce il lettore ad interrogarsi sul significato più vero di evoluzione: capita che le buone maniere, il rango sociale o la crescita professionale appartengano ad una mera rappresentazione superficiale. Ferro recupera espressioni dialettali d’altri tempi, trasversalmente riflette sulla vita e sulla forza che muove tutto, l’amore senza distinzioni oggi come allora.
"Bambola di stracci" è un libro semplice che colpisce per la connotazione democratica di fondo. Barbara vorrebbe essere felice. Vorrebbero esserlo anche gli altri personaggi, che come la protagonista raggiungono nei propri differenti percorsi la consapevolezza della potenza dell’amore, qualunque sia la declinazione.
Lo psicologo clinico Paolo Valerio intervenuto, esprimendo forte considerazione per un testo che con semplicità approfondisce tematiche complesse, ha esemplificato i concetti scientifici di identità di genere ed orientamento sessuale emersi attraverso il racconto di un episodio vissuto personalmente: «Venne da me una coppia di genitori. Piangendo, la mamma mi raccontò del coming out del figlio. A modo suo mi fece capire di non capirci più nulla, perché se prima al figlio piacevano le femmine, adesso invece gli uomini e di conseguenza se il figlio fosse da considerare un maschio o una femmina. La signora confondeva identità di genere con orientamento sessuale. Capii allora che fosse necessaria la mia mediazione. Quella donna nella sua semplicità mi disse, portandosi la mano verso il cuore: professò ho capito, non si può fare niente perché è ‘nu fatto e’sentimento. Riflettiamo su quanto basta per cambiare un pregiudizio».
Dell’opera, tra le cui righe emerge forte l’inno all’uguaglianza, è già in corso la traduzione in russo. L’opera coraggiosa porterà con sé un vento nuovo all’interno di un paese nel quale esiste un’apposita legislazione omofobica? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino