Napoli ostaggio di file e disagi in tilt anche la zona ospedaliera

Più che un cantiere, un cratere. Un solco largo cinque o sei metri scavato nel bel mezzo dell'asse principale che da Portici, costeggiando il Porto, tira dritto...

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Più che un cantiere, un cratere. Un solco largo cinque o sei metri scavato nel bel mezzo dell'asse principale che da Portici, costeggiando il Porto, tira dritto più o meno per cinque chilometri fino al centro: Molo Beverello, Maschio Angioino, via Caracciolo. Insomma, Napoli city. Certo, volendo consolarsi, la si può guardare così: anche dopo il rientro dalle vacanze, i napoletani passeranno molte ore a pochi passi dalla riva. Non beatamente adagiati sul lettino, certo.


E, soprattutto, non per scelta. Bensì, imprigionati nell'abitacolo della propria auto. Dettagli? Non proprio. Perché sulla strada del mare, via Marina, l'unico tuffo possibile è in questo fiume di auto che dalle prime ore del mattino prende d'assedio l'arteria occupata dai lavori. Così, nel primo lunedì di settembre, l'impatto con la normalità è impietoso: addio sole e quiete, paesaggi incantati e idilli con la natura. Che siano stati mari o monti, al ritorno ti aspetta la giungla: quella urbana, da forzati del traffico, dove ululano solo i clacson. E con tanto di cielo a pecorelle ad annunciare che la pacchia è davvero finita. Traffico e nuvole. E allora rieccola, via Marina: non proprio come l'avevamo lasciata, ma quasi. «Migliaia di persone arrivano dai paesi: io stesso abito ad Acerra, e invece di uscire a San Giovanni sono costretto ad andare per Gianturco, scegliendo strade secondarie. Ma la vera prova del nove l'avremo quando torneranno tutti al lavoro e riapriranno le scuole», prevede Ciro Fiscardi, che da quindici anni gestisce l'edicola di fronte al Molo Beverello, ma anche un infopoint non ufficiale. «Mi ritrovo a dare centinaia di informazioni ogni giorno: non capisco cosa aspetti il Comune ad aprire un ufficio informazioni in un punto così cruciale» si domanda, mentre risponde a due anziani turisti tedeschi. Rigorosamente in tedesco. Ma è dal Loreto Mare che la densità delle auto aumenta pericolosamente.

Da ieri mattina le corsie aperte alla circolazione sono state spostate sul lato mare, sono state eliminate le manovre di svolta e il relativo semaforo all'incrocio di via Gianturco con via Marina. Correttivi che hanno fluidificato un po' il flusso continuo di auto. Ora il fiume in piena che entra ed esce dalla città lambisce l'area portuale e passa davanti all'Ufficio scolastico regionale, invadendo una strada di solito poco battuta e appena rifatta, dove non mancano i primi avvallamenti. Intanto, nel tratto più interno, le tute arancioni lavorano per non sforare i tempi. La consegna è prevista in primavera, ma si spera in un miracolo di efficienza che anticiperebbe la fine dell'incubo a inizio 2017.


«Stanno lavorando a pieno ritmo, spesso anche di notte», testimonia Anna, custode del civico 69 di Via Reggia di Portici. Anche Paolo Marino, che fa il benzinaio, assicura: «Cominciano alle cinque del mattino e vanno avanti fino a sera. Qui ci sono soltanto uffici, si può fare. Dove la gente abita, come in Via Vespucci, invece, si va molto a rilento». Tutto si sopporta, per restituire dignità alla strada che per anni è stata la più sgarrupata di Napoli. «Siamo una cinquantina, tra stasera e domani verranno asfaltati e aperti altri pezzi», promette un operaio sui sessanta. La vera «prova su strada», tuttavia, arriverà tra due settimane, quando le corsie raddoppieranno ma riapriranno anche le scuole. Col risultato che il rimedio e l'aggravio potrebbero finire per elidersi. Nel lunedì del grande ritorno, il traffico ha paralizzato anche la Zona ospedaliera: dalle 10 alle 14, un ingorgo nato a quanto pare in corrispondenza dell'uscita della Tangenziale ha bloccato Colli Aminei e strade limitrofe. E intorno alle 18, dopo una breve tregua, la scena si è ripetuta. Con buona pace dell'agognato relax, evaporato in poche ore tra i fumi dello smog. Insomma, cari napoletani: bentornati a casa.
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Il Mattino