Fi, tregua imposta dall'alto: «Basta liti, ora serve unità»

Fi, tregua imposta dall'alto: «Basta liti, ora serve unità»
Incontri, messaggi, telefonate per provare a superare quel gelo nei rapporti che si è venuto a creare negli ultimi mesi. Prove di pace nella Forza Italia campana dopo...

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Incontri, messaggi, telefonate per provare a superare quel gelo nei rapporti che si è venuto a creare negli ultimi mesi. Prove di pace nella Forza Italia campana dopo settimane di dichiarazioni al vetriolo, attacchi incrociati e accuse senza fine. Dopo giorni di silenzio le varie anime del partito in Campania finalmente hanno ricominciato a parlarsi: un'impresa che sembrava impossibile visti i toni degli scontri raggiunti negli ultimi tempi. Regista di questa «pace azzurra» è stato Silvio Berlusconi che in questi giorni ha sentito più volte le due fazioni prima in lotta. Da un lato il Cavaliere ha invitato il coordinatore regionale, Mimmo De Siano - e con lui Luigi Cesaro - a smussare gli angoli. Dall'altro il leader di Fi ha avuto due lunghe telefonate con Stefano Caldoro per serrare le file del partito. Una mossa indispensabile dopo le liti scoppiate in seguito al voto sul Bilancio che c'è stato un mese fa al Comune di Napoli con il caldoriano Salvatore Guangi che, astenendosi, ha di fatto salvato la consiliatura di Luigi de Magistris. Berlusconi ha chiesto unità in vista delle prossime amministrative che si terranno non solo a Napoli, ma anche in tutti gli altri capoluoghi di provincia, escluso Avellino. «Basta scontri» - ha tuonato il Cavaliere.


I CONTATTI
I contatti più frequenti ci sono ora tra Mimmo De Siano e Stefano Caldoro, non è ancora «scoppiata la pace» - fanno sapere da entrambi i fronti - ma almeno è ripartito il dialogo. Resta invece ancora da sanare il rapporto tra la fronda che fa capo al coordinatore regionale e Fulvio Martusciello, ma almeno da diverse settimane le due parti non si attaccano più attraverso comunicati e interviste nelle quali, soprattutto l'eurodeputato, chiedeva a gran voce le dimissioni dal vertice del partito campano di De Siano. Con tutte le fibrillazioni che Berlusconi sta già vivendo a Roma per la delicatissima evoluzione della crisi di governo e l'imponderabilità degli sviluppi anche all'interno dei propri gruppi parlamentari, l'ex premier di tutto ha bisogno tranne che di aprire un altro fronte di guerra anche nella sua amata Napoli, da sempre considerata la sua seconda città. Non sarà una «pace facile» - viene spiegato - ma se Berlusconi lo ordina non si possono non fare dei tentativi.


GLI EQUILIBRI
Per settimane - già prima dello scarno risultato alle Regionali avuto dal centrodestra - in Forza Italia, da più parti, era stato chiesto un passo indietro al coordinatore De Siano. Berlusconi non ha però mai pensato di assecondare queste pulsioni. Del resto De Siano e il sodale Luigi Cesaro rivestono entrambi la carica di senatori e di questi tempi a Palazzo Madama non è possibile per Forza Italia perdere pezzi come già è avvenuto. Prima dell'ultimo voto di fiducia all'esecutivo Conte era stato proprio Cesaro ad ammettere di essere stato cercato da emissari del premier per dare appoggio al governo. Né Cesaro e tanto meno De Siano hanno però ceduto alle lusinghe della maggioranza. Impensabile quindi, in questo marasma, che Berlusconi possa pensare di sostituire il suo coordinatore in Campania minando gli equilibri in Senato. Un ragionamento dettato non solo dal mero calcolo, ma sopratutto da un lunghissimo rapporto di stima che lega il Cavaliere al senatore ischitano.


IL VOTO


All'orizzonte ci sono poi le amministrative e Berlusconi chiede unità e compattezza al proprio partito. Da settimane l'ex premier sta esaminando i vari profili dei candidati e, ove ci fosse conferma della sua disponibilità, il Cavaliere sarebbe orientato a lanciare nella mischia il pm anti-camorra Catello Maresca. Ci sarà soltanto da trovare un accordo con l'interessato e al tavolo del centrodestra con gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Sul fronte campano già è un'ottima base di partenza che tutto il partito - al di là delle liti del passato - è anch'esso compatto sul nome del magistrato. Tutti concordi che il pm sia il profilo migliore per Palazzo San Giacomo: De Siano, Cesaro padre e figlio, Caldoro e Martusciello. Può essere proprio Maresca la base di partenza per sugellare definitivamente, se non una pace, almeno una tregua armata come quella ora in corso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino