Gli Scavi di Stabia utilizzati come set fotografico per campagne pubblicitarie, matrimoni e book di modelle. Preoccupati, i cittadini di Castellammare di Stabia hanno dato avvio...
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All'indignazione per una campagna pubblicitaria pagata da un parrucchiere di Castellammare di Stabia la cui modella appoggiava la schiena e i tacchi a spillo contro l'intonaco del prezioso rosso pompeiano di Villa San Marco, ha risposto il soprintendente speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Massimo Osanna. Con una e-mail, postata su Facebook dall'ideatore della mobilitazione on-line, Osanna ha vietato che l'antica Stabiae venga trasformata in set, senza autorizzazioni e controlli.
«La ringrazio della segnalazione e della denuncia meritoria di una situazione quanto meno sconcertante di cui non ero a conoscenza - scrive il Soprintendente all'autore della protesta on-line - Ho già dato disposizioni alla dott.ssa Bonifacio, direttrice dell'ufficio di Stabia, di non autorizzare più servizi all'interno delle ville. La stessa dott.ssa Bonifacio avrà cura di relazionarmi sulla pubblicità inviatami, segnalandomi se esiste una autorizzazione al riguardo. Alla dott.ssa De Caro, nuovo funzionario archeologo dell'area di Stabia chiedo di vigilare in modo che incresciosi episodi come questi segnalati dalla sua nota non abbiano più a verificarsi».
Sotto accusa quattro scatti che ritraggono la ragazza con le spalle appoggiate ai muri della bellissima testimonianza romana, sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo e riportata alla luce dalle ricerche archeologiche di metà Settecento condotte dai Borbone. La modella è vestita da sposa e in un'altra foto è ritratta in piedi, in equilibrio su una gamba, mentre con uno dei suoi tacchi a spillo si tiene puntata contro il prezioso muro. Nella terza foto è distesa sul pavimento in micromosaico romano.
Da un sondaggio del Libero Ricercatore (sito internet di un gruppo di storici stabiesi) effettuato qualche tempo fa a campione, su cento persone di differente età e sesso emerge che solo tre stabiesi su dieci hanno visitato i siti archeologici cittadini (tra i quali ad alcuni sono rimasti solo vaghi ricordi legati all'età scolastica).
Il Mattino