Brinda alzando la pizza come un calice accanto a Ciro ed Enzo Coccia, Antonio Starita, Ciro Oliva e Gino Sorbillo riuniti nel Giardino Torre del Real Bosco di...
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Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha trascorso una mattinata con i grandi maestri partenopei dell'arte dell'impasto che attendono il riconoscimento della pizza a bene patrimonio dell'umanità. Stanotte, tra le 2 e le 4 ora italiana, si saprà l'atteso verdetto, slittato, dell'iscrizione dell'Arte dei pizzaiuoli napoletani nella lista rappresentativa dei Beni mondiali dell'Unesco.
I rappresentanti dei 24 Stati membri del Comitato Intergovernativo del Patrimonio culturale immateriale sono riuniti in Corea del Sud sull'isola di Jeju ma anche da Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli si starà a guardare cosa accade in collegamento dalla sala giunta dall'1,30 di stasera.
La pizza è stata ben gradita dall'esponente del Governo che alla domande dei pizzaioli se è un'arte per cui vale la pena combattere ha risposto: «Altro che», impegnato in assaggi ripetuti delle tre varianti dei primi esemplari della ricetta risalente all'estate del 1889: bianca con strutto e pecorino, una pomodoro e mozzarella e una con le alici. Il ministro Franceschini, dopo aver versato fiumi di pomodoro e infornato due margherite, ha quindi proposto al direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger di «mettere a disposizione di tutti i maestri della pizza e le pizzerie antiche il forno storico di Capodimonte su turni mensili».
Ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale Unesco per l'arte del pizzaiuolo napoletano «significa anche restituire a Napoli, e insieme a Napoli all'Italia, il merito di aver inventato la pizza» ha concluso Franceschini. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino