Chi conosce Giusi e sua mamma Rosanna ricorda bene le loro battaglie, spesso solitarie, altrettanto spesso disperate. La lotta per ottenere il trasporto scolastico, quella per la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ci ha messo qualche anno in più, ma ha tagliato un nastro importante. E poco importa se lei è affetta da tetraparesi spastica, una forma di paralisi cerebrale che colpisce entrambi gli arti superiori e inferiori e che le impedisce anche di parlare. «Giusi, in questi anni, ha comunicato con noi, ascoltava le lezioni con attenzione, faceva ricreazione proprio come gli altri, era incuriosita dagli argomenti più interessanti e annoiata da altri, proprio come gli altri«, dicono Frida Giugliano e Annalisa Maddaloni, le docenti che l'hanno seguita. Il diploma di Giusi, dunque, è il premio per una guerra fatta soprattutto per raggiungere un obiettivo: la normalità. Fin da piccola (materne ed elementari al plesso Trappitella, scuole medie alla D'Aosta, sempre a Ottaviano) la madre Rosanna ed il papà Vincenzo non hanno mai esitato ad alzare la voce quando c'era da reclamare un diritto.
E i sacrifici sono stati tanti, le porte sbattute in faccia, pure. Il «miracolo» è avvenuto all'Alberghiero, grazie anche alla comprensione di due dirigenti scolastici che si sono succeduti nel tempo: prima Gennaro Pascale e poi Vincenzo Falco. Giusi ha partecipato alle gite scolastiche, alle attività della scuola, alle feste di 18 anni dei suoi amici di classe. «Alla fine lei ci ha insegnato tanto, ci ha fatto capire cosa è l'inclusione», hanno detto ieri, mentre il presidente di commissione Francesco Napolitano consegnava l'attestato alla ragazza. Spiega il dirigente scolastico Vincenzo Falco: E' stata la vittoria delle istituzioni e del dialogo. Tutti abbiamo collaborato per fare in modo che ci fosse il miglior ambiente possibile per Giusi, dalla scuola all'asl, passando per il Comune e per i servizi sociali». Ora Giusi è uno chef. Per essere precisi, uno chef di cuore. È stata la mamma a coniare la locuzione, lei che più di tutti non si è mai arresa: «Mia figlia deve avere gli stessi diritti degli altri. Ci piace pensare che la nostra lotta sia servita anche ad altre persone con disabilità», dice tra le lacrime.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino