Occidentali's palma. Il tour balneare portato al debutto da Francesco Gabbani l'altra sera a Verona nasce tutto da un'idea: fare un passo di lato (o avanti, a seconda...
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Restituito (come promesso dopo l'avventura all'Eurovision) il primate alla giungla, il cantautore carrarese s'è presentato sotto le stelle del Teatro Romano con uno show muscoloso e disinvolto, pescando a piene mani dagli ultimi due album, con una parentesi romantica al piano imperniata su pezzi della sua primissima (e misconosciuta) fatica discografica «Greitist Iz» quali «Immenso» e «I dischi non suonano». Nessuna voglia di prendersi una rivincita sul passato, né di spiegare canzoni spesso più profonde della veste che portano. «Non pretendo che chi non ha capito il significato delle canzoni venga a coglierlo dal vivo, e il mio mestiere non è spiegarglielo in concerto», ammette, anche se «la scimmia non ci sarà, perché abbiamo concluso quella parentesi: mi auguro che la mia musica abbia altro da dire».
«La mia musica ha due modi di essere letta: se qualcuno viene a divertirsi e basta, gli sto comunque dando energia ed emozione. È la magia intangibile della musica: forse è per questo che arrivo ai bambini». Giacchetto azzurro e arancio elettrici come i celebri golfini indossati all'Ariston, t-shirt, Francesco a Verona ha dato fuoco alle polveri con «Magellano», che dà il titolo al suo album, e il suo grido in stile Haka, la danza dei maori neozelandesi eseguito dagli All Blacks prima dei loro incontri.
Il disco, uscito in aprile e arrivato al disco d'oro dopo un solo mese di vendite, trova spazio per intero, facendo scattare il pubblico sulle sedie quando cala divertissment da novanta quali «Tra le granite e le granate», la cover celentaniana di «Susanna» (impreziosita da una sfida di percussiva tra Francesco e il fratello batterista Filippo), o quella «Pachidermi e pappagalli» tenuta per il bis.
«Occidentalis karma» arriva due volte: nella prima parte e al momento dei saluti finali. Aperto da Hugolini, al secolo Lorenzo Ugolini nuova promessa dell'etichetta per cui incide pure l'idolo di «Amen», lo show di Gabbani regala una ventina di brani tra cui una personalissima versione di «Vengo anch'io» («Ma non mi sento il nuovo Jannacci, anche se in quel suo modo di fare musica mi ci ritrovo parecchio»). Malinconica la chiusura dei tempi regolamentari, con «La mia versione dei ricordi», introdotta da una favola in rima al termine della quale il cantante porge simbolicamente al pubblico il fiore della sua arte per ringraziarlo «di averlo voluto cogliere», e «Il vento si alzerà». In scena il 9 settembre all'Arenile di Bagnoli, il tour evita i palasport per puntare su luoghi d'arte di maggior intimità.
«Stiamo cercando di lavorare con dignità, costruendo passo passo un tour cammino realistico e sincero» dice lui: «Se poi la richiesta rimane alta, non è escluso che queste 42 date possano aumentare aggiungendo posti di maggior capienza». Niente San Marino perché «non abbiamo ancora pianificato il tour all'estero» scherza Gabbani, ironizzando sui tre miseri punti ricevuti dallo stato sul Titano nella votazione finale dell'Eurovision. San Remo, invece, potrebbe tornare sulla sua rotta: «Al momento non so dire se lo rifarò, ma non lo escludo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino