Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, la moglie Cettina: «Insieme da 40 anni, gli sarò vicina ma non da first lady»

Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, la moglie Cettina: «Insieme da 40 anni, gli sarò vicina ma non da first lady»
Aveva quindici anni, Cettina, quando si fidanzò con Gaetano Manfredi, compagno di classe al liceo Carducci di Nola. Di anni ne sono passati oltre quaranta, ma - come...

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Aveva quindici anni, Cettina, quando si fidanzò con Gaetano Manfredi, compagno di classe al liceo Carducci di Nola. Di anni ne sono passati oltre quaranta, ma - come raccontò il neo sindaco in una intervista al Mattino - «l'importante è riuscire a crescere insieme nel rispetto delle proprie idee e delle reciproche autonomie. Noi ce l'abbiamo fatta e ancora oggi siamo in perfetta sintonia». È in quell'abbraccio a tre - con Cettina e la giovane Sveva - al termine della conferenza che sanciva una straordinaria vittoria al primo turno - che sono venute fuori gioia, emozioni e qualche lacrima trattenuta a fatica fino a quel momento. Ed è proprio a sua moglie, e a sua figlia, che l'ex rettore ha dedicato il risultato ottenuto: «Mi sono state vicine in questa scelta di mettermi al servizio della città e continueranno a starmi accanto nel mio lavoro da sindaco».

Bella soddisfazione.
«Straordinaria. E non solo per la dedica. La risposta della città è stata incredibile. Andando oltre l'astensionismo - che fa male perché è il segnale della mancanza di fiducia nelle istituzioni - il consenso che ha riscosso Gaetano esprime la forte volontà di cambiamento dei napoletani».

Si è già calata nel ruolo di first lady?
«Non mi sento una first lady. Per carattere sono discreta, non amo le passerelle e nemmeno mi piace mettermi in mostra».

Stile Manfredi, insomma.
«Tendenzialmente non amo la luce dei riflettori. È chiaro che sarò accanto a mio marito ogni volta che si renderà necessario. Non lo aspetta un lavoro facile e, da moglie, voglio sostenerlo in ogni modo».

Non sarà una first lady e però farà la sua parte.
«Certo. Sono schiva ma operativa, e sono un medico. Se riuscirò anche a offrire un contributo, nell'ambito delle mie specificità, non mi tirerò indietro».

Di che cosa si occupa?
«Sono responsabile dell'Unità operativa di nutrizione clinica della Asl Napoli 3 sud. Lavoro in ospedale: ho turni e orari da rispettare. Ammetto che non sarà facile conciliare le nostre vite».

È questa la ragione per la quale avrebbe preferito che suo marito non accettasse la candidatura?
«Gaetano ha sempre vissuto così anche da rettore: preso dal lavoro in maniera assoluta. Col tempo abbiamo trovato il nostro equilibrio cercando di stare insieme al meglio nel rispetto degli impegni reciproci».

E allora perché un po' di ostruzionismo lo ha fatto comunque?
«Sapevo, prima di tutto, che si sarebbe trattato di un incarico pesante e faticoso. Conosco bene mio marito, si butterà a capofitto anche in questa avventura e non vorrei che a farne le spese fosse il suo fisico».

Paura del troppo stress, quindi?
«È uno dei motivi».

L'altro?
«Devo ammettere che un cambiamento così repentino rispetto a un percorso - condiviso con me e con Sveva - di lavoro e sacrifici al servizio dell'Università, un po' mi dispiaceva. In ogni caso va bene lo stesso. Quando Gaetano si mette in testa una cosa è difficile togliergliela».

Sindaco testardo?
«Non è la definizione giusta. Direi piuttosto che se crede in un progetto è difficile distoglierlo. E stavolta ci ha creduto fino in fondo dall'inizio».

Qualcuno in campagna elettorale ha accusato Manfredi di essere un sognatore. Aggiungendo che con i sogni non si governa.
«In queste settimane ne ho sentite diverse. Per lo più attacchi gratuiti e immotivati».

Fa riferimento anche a quelli che gli sono stati rivolti quando ha scelto di disertare il confronto con i candidati?
«Sì, anche a quelli. I social, pur essendo un grande mezzo di comunicazione, sono spietati».

Come l'ha giudicata questa decisione?
«Condivisibile. Ha preferito confrontarsi con i cittadini e non con i suoi avversari. E in ogni caso - secondo me - nulla giustifica aggressioni e veleni».

Eravamo rimasti al sindaco sognatore. Lo è o no?
«Se si intende chi prima ha delle idee e successivamente pensa a realizzarle, allora mio marito è un sognatore. E - aggiungo - pure un po' idealista. Come tutti gli ingegneri è abituato a fare il progetto prima di tirare su un palazzo».

Da Nola a Napoli. È vero che state cercando casa?
«Quanto prima ci trasferiremo. Napoli è la città dove abbiamo vissuto da studenti e lavorato da professionisti. Se fosse per me lo avrei già fatto, ma Gaetano è molto legato alla sua terra, alle origini. E questo è un lato del suo carattere che apprezzo molto».

A proposito di carattere. Pregi e difetti del nuovo sindaco.


«Dice sempre quello che pensa. È vero che lo espone a molte critiche ma secondo me è un pregio. Ha grandi valori, e sente forte la responsabilità delle cose che fa. Quando ci crede si sacrifica fino allo stremo, e questo - sempre secondo me - è un difetto. Bisogna volersi bene. E lui, talvolta, farebbe bene ad amarsi un po' di più».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino