Il figlio di 16 anni e l'amico d'infanzia, come nelle scene a metà tra un videogioco e i film horror che popolano le loro camere, hanno ucciso padre e madre. Ad...
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«Li hanno uccisi per una rapina, sarà andata così» avrebbero detto. Ma a vederli, così affiatati, le occhiate cupe e una serie di risposte senza emozioni, si è capito - dicono ora i carabinieri guidati dal colonnello Marco De Martino - che la soluzione era nascosta dietro a quei «ragazzi normali». Non hanno retto, nella notte hanno confessato. Il primo a cedere è stato il presunto complice, l'amico di scuola e di serate a bere e fumare del figlio sedicenne della coppia, è scoppiato a piangere e ha raccontato l'orrore: «Da tempo ci pensavamo, ma io mi sono sempre tirato indietro all'ultimo momento». Poi c'è stata la promessa di denaro, mille euro per far fuori due genitori che erano diventati invadenti e pressanti, tutti i giorni ricordavano al figlio che doveva avere buoni voti a scuola altrimenti c'era il lavoro al ristorante, vita che non piaceva per niente al ragazzo. Allora il 16enne avrebbe offerto soldi all'amico - «ma ora ti do solo cento» - e pianificato i dettagli. L'amico è entrato in camera da letto passando da una porta finestra lasciata aperta dal figlio delle vittime, i due stavano dormendo, erano le tre del mattino: il giovane colpisce prima Salvatore Vincelli con un'accetta, un primo fendente molto potente alla mascella, gliela rompe, poi altri due colpi in sequenza al capo e lo uccide. La moglie sente gridare, si sveglia per i forti rumori, non fa in tempo a girarsi che viene tramortita da sei colpi alla testa. Il figlio avrebbe atteso in un'altra stanza che si compisse il massacro perché non aveva il coraggio di assistere. Poi il tentativo, fallito, di occultare i cadaveri.
Il corpo di Nunzia viene trovato ai piedi del letto, quello del marito a dieci metri, in un altro locale di servizio, vicino a dei gradini. È stato l'amico del figlio della coppia a confessare per primo il delitto, dopo una notte di interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Comacchio e a consegnare la somma di denaro che avrebbe ricevuto per commettere il duplice omicidio. Ai militari avrebbe anche mostrato tutta la conversazione sul telefono, che proverebbe il tentativo di costruirsi un alibi e i preparativi del massacro. Il movente è partito da questa amicizia morbosa che va avanti da 13 anni, ma non toccherebbe altre sfere se non l'insofferenza del figlio sedicenne verso i rimproveri della madre, che gli contestava da qualche giorno i cattivi voti a scuola, un istituto di Informatica. La donna gli avrebbe dato anche un paio di ceffoni, gesto vissuto dal sedicenne come un affronto. I due ragazzi sono stati sottoposti a fermo, disposto dalla Procura dei minori di Bologna, cui sono stati trasferiti gli atti.
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Il Mattino