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La scomparsa
Giuseppe Di Meglio è uscito per l'ultima volta dalla sua abitazione di Giuseppe Di Meglio il 17 giugno del 2015. Laureato in psicologia, 41 anni, in quel periodo senza lavoro, Giuseppe raccontò al fratello Andrea di essere in un villaggio turistico con una donna a Vico Equense. L'ultimo contatto con i familiari era avvenuto il giorno dopo, quando si trovava nella vicina Meta di Sorrento. Una telefonata veloce per spiegare che si trovava ancora in Penisola Sorrentina, poi da allora il cellulare è rimasto spento e Giuseppe non ha più dato notizie di sé. Il giorno dopo scattò l'allarme dei familiari, che chiesero ai carabinieri di effettuare le ricerche e avviarono delle perlustrazioni tra Vico Equense e Meta anche autonomamente, purtroppo senza riscontro.
L'inchiesta
Per ora c'è massimo riserbo da parte degli investigatori sull'ipotesi che il piede e la scarpa da ginnastica ritrovati sulla costa di Capaccio Paestum la mattina dello scorso 3 marzo possano appartenere allo psicologo sparito da Meta di Sorrento nel 2015. Le indagini, su delega della Procura di Salerno, sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Agropoli, agli ordini del capitano Giuseppe Colella. Dall'esame autoptico, eseguito presso l'obitorio di Eboli su ordine dei pm salernitani, è emerso che i resti appartengano a un uomo morto da non più di 9 mesi. I reperti saranno trasmessi ai laboratori del Ris di Roma dove sarà ricavato il Dna che sarà incrociato con quelli di eventuali persone scomparse o ricercate, tra cui compare ora anche Giuseppe Di Meglio, proprio come richiesto dal fratello Andrea ai carabinieri e alla trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?». Ma ci vorranno almeno un paio di mesi prima di avere il quadro più chiaro della vicenda. C'è da approfondire, infatti, anche il ritrovamento di un altro piede, avvenuto poche ore dopo, più a sud, sulla spiaggia di Santa Maria di Ricadi, a sud del promontorio di Capo Vaticano, in Calabria. Nello specifico, si tratta di un piede sinistro ancora infilato nel calzino e nella scarpa, identici a quelli ritrovati sul litorale salernitano. Una singolare coincidenza che, al momento, non lascerebbe dubbi sul fatto che i resti appartengano alla stessa persona. A indagare, in questo caso, sono i militari dell'Arma della stazione di Spilinga su ordine della Procura di Vibo Valentia. Diverse, dunque, le ipotesi al vaglio degli investigatori e non è da escludere che le ossa umane rinvenute a distanza di un giorno le prime dalle altre, tra la costa campana e calabrese, possano appartenere al 41enne scomparso nel 2015: la datazione più recente non escluderebbe del tutto quella pista, anche se si cercano indizi tra le denunce di scomparsa del 2023. A sciogliere ogni dubbio potrà essere solamente la comparazione con il Dna di Giuseppe Di Meglio, che sarà eseguita con molta probabilità nelle prossime settimane, con i risultati che non arriveranno prima di maggio. Dopo gli accertamenti, inoltre, i dati potranno essere inseriti anche nel Registro nazionale dei cadaveri non identificati istituito dal ministero dell'Interno, database per le persone scomparse che contiene le informazioni più significative riguardanti segni e particolari fisionomici (come ad esempio sesso, età, protesi, tatuaggi, cicatrici, amputazioni, interventi chirurgici, indumenti) nonché altre circostanze relative al rinvenimento di corpi di sconosciuti, per cercare di risalire all'identità. Leggi l'articolo completo suIl Mattino