Un viaggio attraverso 600 reperti, di cui 200 inediti per “Gli Etruschi e il Mann” visitabile fino al 31 maggio 2021 al Museo Archeologico di Napoli. Una grande carta...
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All'anteprima riservata a stampa e istituzioni, hanno partecipato, insieme ai curatori, Rosanna Romano (Direttore Generale per le Politiche Culturali e il Turismo/ Regione Campania), Carlos Maldonado Valcàrcel (Console Generale di Spagna a Napoli), Teresa Elena Cinquantaquattro (Soprintendente SABAP per l'area metropolitana di Napoli) e Luigi La Rocca (Soprintendente SABAP per il Comune di Napoli).
Il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, non è intervenuto all'evento, ma ha mandato un messaggio di saluto ai partecipanti, ricordando che la rete tra istituzioni ha favorito itinerari espositivi dedicati ai legami tra la città vesuviana e le diverse culture dell'antichità.
Nel corso della mattinata, i percorsi guidati per ammirare i reperti in mostra sono stati organizzati per gruppi contingentati, divisi su differenti fasce orarie.
“Gli Etruschi sono associati di solito ai territori di Toscana, Lazio e Emilia Romagna e solo dalla seconda metà dell’Ottocento è stata accettata l’idea della loro presenza in Campania”, spiega Giulierini che annuncia: “Al terzo piano avremo una collezione permanente proprio sugli Etruschi. Insomma riapriamo i forzieri con i reperti e grazie ai lavori del laboratorio di restauro del Museo e forti anche di questa collaborazione con Villa Giulia. Un traguardo che mi riempie di gioia e che mi porta a ricordare la figura di Marcello venuti, l’archeologo scopritore di Ercolano che nel 1727 fondò l’Accademia Etrusca. La Campania aveva un ruolo centrale nel Mediterraneo per Greci, Etruschi e Italici, il meridione terra da sempre di contaminazione”. Gli Etruschi in Campania e Gli Etruschi al Mann sono le due sezioni in cui si sviluppa la mostra.
"Scavare negli sterminati depositi del MANN è sempre un privilegio unico”, ha spiegato Valentino Nizzo. “Farlo per andare a caccia di Etruschi lo ha reso ancora più avvincente. Da un lato perché si è così potuto delineare un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania. Dall'altro perché l'approfondimento delle vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta dell'importanza del loro dominio nella regione ha offerto una prospettiva per molti versi inedita sull'evoluzione della disciplina archeologica”. ll Bronzetto di offerente rinvenuto nel 1764 è probabilmente il primo reperto etrusco proveniente dall’Etruria acquisito dal Real Museo. Ora è il simbolo delle raccolte etrusche del Museo Archeologico Nazionale, che si sono accresciute tra Settecento e Ottocento. E oggi quella statuetta raffigurante l’uomo togato e con calzari è in mostra con tantissimi reperti riproposti in dodici vetrine tardo ottcentesche recuperate dai depositi del Museo, con pannelli esplicativi e allestimenti che esaltano i materiali delle diverse collezioni.
“La nostra idea – spiega Rosanna Romano – è quella di puntare sempre più sulla cultura per valorizzare anche il comparto turistico. Non a caso la regione ha realizzato la campagna Campania Sicura. E poi intendiamo creare poi percorso dedicato agli Etruschi, interconnesso con Lazio e Toscana passando ovviamente attraverso Pontecagnano, il Mann e Capua”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino