Governo e elezioni comunali a Napoli, i «due forni» agitano aspiranti e uscenti

Governo e elezioni comunali a Napoli, i «due forni» agitano aspiranti e uscenti
Stavolta il valzer delle aspirazioni è assai più travagliato del solito. Tra una crisi di governo complicata, se non impossibile, a chiudersi e le prossime...

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Stavolta il valzer delle aspirazioni è assai più travagliato del solito. Tra una crisi di governo complicata, se non impossibile, a chiudersi e le prossime amministrative. Incognite e pressioni per agguantare, sino a ieri sera, un posto di governo o sottogoverno. Anche se la strada è ormai in salita dopo la fumata nera nel vertice tra Matteo Renzi con Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza per cercare un'intesa sulla nascita di un governo Conte ter. E ieri, più passavano le ore, più avanzava la più cupa delle previsioni: un governo con l'inserimento di molti tecnici pur di superare l'impasse dei partiti. E, quindi, addio a posti al sole sponsorizzati dai partiti. Atmosfera cupa, insomma, quando la faccenda inizia a complicarsi dopo le 19. Quando di fatto si azzerano, o quasi, le possibilità di un Conte Ter e inizia a serpeggiare la più greve delle previsioni: governo tecnico e voto entro il 22 luglio, prima del semestre bianco del presidente della Repubblica. Altro che altalena delle quotazioni per ministri e sottosegretari. Tutto da rifare.

Anzitutto la crisi ha effetti comunque diretti sul voto di primavera a Napoli. Naturale se i nomi dei possibili candidati del centrosinistra per palazzo San Giacomo sono i due ministri Amendola e Manfredi e il presidente della Camera Fico. Una crisi che però non accelera o rallenta il percorso napoletano. Lo congela, invece. E se sino a qualche giorno fa si ipotizzava addirittura che nell'accordo di governo si potessero indicare anche le caselle dei partiti sui grandi comuni al voto (Torino, Roma, Milano e Napoli), ieri sera si capisce che è matematicamente impossibile in una situazione di totale impasse.

E pensare che più complicata, anzi complicatissima, sembrava solo la classica partita dei sottosegretari, dove chi è un semplice deputato vi trova il massimo delle aspirazioni. E chi nel sottogoverno vi siede, spera eccome di rimanervi. Come il sottosegretario all'Università, il napoletano Peppe De Cristofaro. Mentre ieri, sempre sino a quando le possibilità del Conte Ter non sembravano sfumate, tremavano solo i grillini Sibilia e Tofalo. Con il primo, l'irpino Carlo Sibilia agli Interni sin dal primo giorno di legislatura, che molti vorrebbero fuori. Così come il salernitano Angelo Tofalo alla Difesa. Perché, ragionava ieri più di un parlamentare, «se i grillini non mollano sui ministri, dovrebbero farlo almeno per i sottosegretari». Argomentazioni susseguitesi sino al tardo pomeriggio prima che le quotazioni del Conte ter scendessero in picchiata e facessero tremare tutti: ministri, sottosegretari e aspiranti tali. Tutto da ripensare. Anche perché nonostante i pressing, suadenti o meno, a segretari di partito e capicorrente vari è noto che la fase più delicata inizia dopo la firma dell'accordo sul governo da parte dei partiti di maggioranza. Lì, in quel momento, le vene degli aspiranti sottosegretari iniziano a pulsare in attesa che scatti una possibile chiamata. Chi spera, e non è certo un segreto, è il democrat Piero De Luca aspirante sottosegretario. Magari agli Esteri e non fa nulla che ci sia Di Maio al vertice. Ci provò per il Conte Bis ma la sua corrente, Base riformista, non intese battersi per il figlio del governatore. E pure i pressing del padre ai vertici nazionali democrat non andarono a buon fine. Ci spera anche stavolta e a Salerno, tra i deluchiani di rito stretto, tutti giurano che questa sarà la volta buona nonostante i veti dei grillini romani e salernitani. Quelli napoletani, invece, sono ormai sopiti in nome di una nuova collaborazione nel consiglio regionale campano. A sperare è anche un altro salernitano: Enzo Maraio, ex consigliere regionale e attuale segretario nazionale del Psi, ansioso di sedere in un posto di sottogoverno. Il naturale approdo se sei il numero uno dei socialisti italiani.

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Il Mattino