Patto Pd-M5S, la sfida di De Luca: «Prima i cinquestelle chiedano scusa»

Patto Pd-M5S, la sfida di De Luca: «Prima i cinquestelle chiedano scusa»
Anzitutto fa una preghiera che poi è un ammonimento: «Basta con i pollai, il segretario è uno e parla lui», chiede il governatore De Luca invocando...

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Anzitutto fa una preghiera che poi è un ammonimento: «Basta con i pollai, il segretario è uno e parla lui», chiede il governatore De Luca invocando l'unità del partito in questo momento delicato. Lo dice dal palco della Festa nazionale dell'Unità di Ravenna durante un incontro sull'Autonomia differenziata con i colleghi della Toscana e dell'Emilia, Enrico Rossi e Stefano Bonaccini. Poi, naturale, una serie di attacchi ai grillini con cui «si può tentare un'intesa ma prima devono fare ammenda dei veleni e delle bugie di questi 10 anni».

 
«Qualche giorno fa Di Maio ha fornito 10 punti programmatici che sono la base del nuovo governo. Ma io - dice De Luca dal palco - provo preoccupazione e disagio perché per 10 anni abbiamo subito aggressioni di ogni tipo. E, per prima cosa, dai 5Stelle dobbiamo pretendere un'operazione di verità».

E inizia De Luca una serie di attacchi ai grillini, usando dieci domande. «Sono loro i responsabili dell'imbarbarimento politico in questo Paese. Per 10 anni hanno rinunziato alle regole minime mandando vaffa a tutti nelle piazze. E cosa dicono ora?», domanda retoricamente il governatore citando poi tutte le giravolte dell'M5s. Dal no vax al no Tav, dal no ai condoni edilizi «salvo vararlo per Ischia» al mandato zero. E, infine, «ci spieghino perché hanno tagliato 1,5 miliardi di investimenti per il Mezzogiorno e ci hanno dato solo il reddito di cittadinanza che è una presa per i fondelli».

Ma se De Luca non chiude alla trattativa di questi giorni sembra abbastanza scettico: «È in atto una trattativa delicata ma mi auguro che il Pd si presenti con una sua identità. Anche se - aggiunge - per ora non l'abbiamo perché non abbiamo mai fatto un'analisi seria sulla sconfitta di un anno e mezzo fa. Io credo che il partito e il segretario debbano, come hanno fatto grillini e leghisti in questi mesi, usare solo due parole invece di programmi enormi. Io vorrei invece un programma di due parole. La prima: lavoro, specie al Sud e sicurezza perché oltre ai diritti umanitari ci sono anche migliaia di cittadini, e molti dei nostri militanti o elettori, che hanno paura. Per questo io voglio umanità ma anche rigore sul litorale di Castelvolturno: se non facciamo così, continueremo a perdere elettori ed è inutile provare imbarazzo su questo tema».

«Quando si elegge un segretario, le liti e le discussioni interne finiscono», attacca il governatore della Campania dal palco. «Veniamo da una settimana di battaglia delicatissima e nei territori - aggiunge - assistiamo con angoscia e disperazione alle prese di posizione quotidiane di eminenti statisti che a Roma contano come il due di briscola. Basta, parla uno solo. Per non dare l'immagine di un Pd come pollaio». E, ancora, chiede di finirla con il correntismo esasperato. «Per me non esistono parlamentari di questa o quella corrente perché i parlamentari rispondono agli organismi del Pd. Cominciamo quindi - esorta - a ritrovare una dignità di partito e ritroviamo lo stile di un partito di combattimento ora che stiamo uscendo dalla frustrazione».


Sul tema caro alla Lega ne ha anche per il Pd. «Per anni abbiamo sopravvalutato il tema del federalismo, rincorrendo la Lega per paura di essere scavalcati. E s'inizia con la modifica del Titolo V - attacca - per rincorrere quelli che rubavano 49 milioni e trafficavano i diamanti con l'Africa. E anche noi, come governo Gentiloni, abbiamo dato l'ok alle richieste di Veneto e Lombardia». «Ma - conclude - io sono pronto per la sfida se si rispetta l'unità nazionale e se c'è un fondo di perequazione nazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino