Guerra ai tombaroli e al traffico di reperti. Per una Pompei riportata alla luce, c'è una Pompei ancora sepolta sotto le ceneri che va sorvegliata e difesa dai...
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Il procuratore facente funzioni Pierpaolo Filippelli e il direttore generale degli Scavi Massimo Osanna hanno firmato il protocollo e illustrato i vari punti e gli impegni reciproci, del Parco e della Procura, alla base dell'accordo. Dall'intesa nascerà la carta archeologica. La Soprintendenza dovrà fornire, periodicamente, una mappa aggiornata del territorio di pertinenza, con indicazione delle aree d'interesse non esplorate e suddivise per tipologia (necropoli, ville suburbane, monumenti infrastrutturali), eventuali scavi legalmente condotti e re-interrati, o anche scavi clandestini precedenti, di cui si abbia avuto notizia. Il Parco si impegnerà anche a fornire un dettagliato elenco dei beni trafugati, anche quelli che attraverso varie fonti risultino attualmente esportati all'estero, per consentire una visione complessiva e aggiornata del fenomeno e poter meglio orientare le azioni investigative.
I FURTI
Quanti e quali siano i tesori rubati solo tombaroli ne sono a conoscenza. Nel corso degli anni, sulla scorta dei reperti recuperati dai carabinieri del Nucleo tutela e patrimonio artistico, gli oggetti riconsegnati agli Scavi di Pompei trafugati dal 1939 ad oggi sono circa di 10mila. Più del doppio, invece, sono i tesori rubati e non ancora ritrovati. Il recupero più importante è avvenuto negli Stati Uniti e risale al maggio del 2015. Si tratta di tre splendidi affreschi del I secolo avanti Cristo razziati nel 1957 dagli uffici della Soprintendenza.
Il territorio di competenza del Parco Archeologico è stato interessato negli anni da diversi episodi di danneggiamento e di furto. Scopo del protocollo è attivare un costante e rapido canale di scambio di informazioni e notizie e attuare procedure che tutelino il sito dalle scorribande dei criminali. L'efficace operazione congiunta degli scorsi anni, che ha visti impegnati il Parco, la Procura e i carabinieri per salvare il patrimonio in pericolo dell'area suburbana di Civita Giuliana (nella zona Nord fuori le mura del sito archeologico di Pompei), oggetto di cunicoli clandestini, ha determinato la necessità di formalizzare un'intesa che desse vita a uno strumento modello da riproporre in diverse situazioni.
Tra i principali punti dell'accordo, la Procura si impegnerà a trasmettere tempestivamente e formalmente al Parco tutte le notizie in proprio possesso, relative ad attività clandestine nelle aree di competenza ed eventualmente a richiedere la realizzazione di saggi archeologici o vere e proprie attività di scavo. Sul cantiere sarà autorizzata la presenza di ufficiali della polizia giudiziaria autorizzati a ispezionare tunnel e cunicoli, a sequestrare gli oggetti e strumenti di reato, oltre che a prendere visione dei reperti rinvenuti, che saranno affidati in custodia al Parco. Quest'ultimo, per sua parte, si impegnerà ad attivare in caso di richiesta procedure di somma urgenza per avviare i relativi scavi, nell'area di interesse investigativo.
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Il Mattino