Guerra di camorra a Ponticelli, la pace siglata in cambio di dieci case

Guerra di camorra a Ponticelli, la pace siglata in cambio di dieci case
I clan di Ponticelli hanno, almeno per adesso, deposto le armi. A riferirlo sono le forze dell’ordine che seguono gli equilibri criminali della zona. A uscire vincitori dal...

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I clan di Ponticelli hanno, almeno per adesso, deposto le armi. A riferirlo sono le forze dell’ordine che seguono gli equilibri criminali della zona. A uscire vincitori dal sanguinoso scontro i De Micco, insieme ai loro alleati della famiglia De Martino, i famigerati “XX”. Sono loro, adesso, ad avere il controllo delle attività illecite nel quartiere della periferia orientale dopo aver costretto i sodalizi rivali a battere in ritirata. Ad avere la peggio, secondo gli investigatori, sono stati soprattutto i Minichini-De Luca Bossa del Lotto Zero. Il clan, già decimato dagli arresti, avrebbe perso gran parte del suo potere e, anzi, alcuni esponenti di primo piano ancora in libertà, già da qualche tempo, avrebbero deciso di cambiare aria per timore di finire nel mirino degli avversari. E avrebbero lasciato alle loro spalle una decina di case - parliamo del patrimonio immobiliare del Comune -, ora ad appannaggio della nuova leadership criminale.

Una migrazione silenziosa quella dei ras e delle loro famiglie verso il vicino quartiere di Barra dove grazie alla protezione della famiglia Aprea si sarebbero sistemati nel complesso di edilizia popolare di via Mastellone, le cosiddette “Case Gialle”. Già precedenti indagini avevano, infatti, portato alla luce l’esistenza di un’intesa tra la cosca barrese e alcune famiglie di Ponticelli, intesa che era sfociata nella creazione di un vero e proprio cartello criminale che comprendeva anche i Rinaldi del Rione Villa. Di quel cartello, però, è rimasto ben poco. La cattura dei principali boss, come Ciro Rinaldi, Michele Minichini e Gennaro Aprea, ha messo fine ai sogni di grandezza dell’alleanza malavitosa costretta, ora, a cedere anche parte dei suoi territori storici dinanzi al prepotente ritorno dei nemici, primi fra tutti i De Micco. 

Questi ultimi - dopo la scarcerazione del boss Marco De Micco, avvenuta qualche mese fa - si sono riorganizzati reclutando anche giovanissime leve e, in poco tempo, hanno preso il sopravvento su quello che rimaneva dei clan avversari. Un’avanzata, quella dei “Bodo”, questo il soprannome dei De Micco negli ambienti camorristici, iniziata, verosimilmente, l’estate scorsa quando in via Camillo De Meis un commando uccise Salvatore Di Martino, 45enne considerato vicino ai Minichini-De Luca Bossa (solo omonimo dei boss “XX”). Lo scontro, però, non avrebbe riguardato soltanto i Minichini-De Luca Bossa e i De Micco ma, progressivamente, si sarebbe allargato anche a un terzo contendente, un nuovo sodalizio malavitoso formato da giovanissimi personaggi legati alla famiglia D’Amico del “Parco Conocal”. Proprio questi ultimi sono in cima alla lista dei sospettati per la bomba esplosa in via Luigi Piscettaro, a pochi metri dalla casa di Marco De Micco. Un’azione eclatante cui, però, sarebbe seguita la feroce rappresaglia dei ‘Bodo’ che, pochi giorni dopo, si sarebbero vendicati uccidendo Carmine D’Onofrio, figlio del padrino Giuseppe De Luca Bossa e con frequentazioni con i ras del “Parco Conocal”. Un delitto che fece inorridire l’opinione pubblica non solo per la giovane età dalla vittima, appena 23 anni, ma anche per le modalità con cui fu commesso. 



I killer, infatti, non esitarono ad aprire il fuoco sebbene D’Onofrio si trovasse accanto alla compagna incinta, rimasta miracolosamente illesa. Un omicidio che portò all’immediata reazione dello Stato con l’esecuzione di alcuni provvedimenti cautelari nei confronti di esponenti dei sodalizi in guerra. Un intervento, quello delle forze dell’ordine che, di fatto, ha segnato, almeno per adesso, la fine della faida. I vertici dei clan, dinanzi alla prospettiva di una maggiore azione repressiva, sono stati costretti a mettere fine allo scontro. Scontro che, di fatto, si è concluso, almeno sotto il piano militare con la vittoria dei De Micco. Con i Minichini emigrati a Barra, i De Luca Bossa confinati nel loro feudo del Lotto Zero e gli eredi dei D’Amico arroccati nel Parco Conocal, i “Bodo”, secondo le ultime informative delle forze dell’ordine, hanno esteso la loro influenza su buona parte di Ponticelli. Non solo. Il sodalizio, che ha il suo quartier generale nella zona nota come San Rocco, ha recuperato gran parte del prestigio criminale che aveva perso dopo che, alcuni anni fa, fu duramente colpito da arresti e pentimenti.

 

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Il Mattino