Guerriglia in Autostrada del Sole: identificati 150 ultras, stretta del Viminale

Sui social la ricostruzione dei tafferugli, chat e vedette per pianificare gli scontri

Un frame degli scontri in autostrada
«I napoletani erano già in Autogrill, i romanisti erano di meno: so che ci sono parecchi feriti, i napoletani le hanno date, eh... e pure parecchie. Hanno detto che i...

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«I napoletani erano già in Autogrill, i romanisti erano di meno: so che ci sono parecchi feriti, i napoletani le hanno date, eh... e pure parecchie. Hanno detto che i napoletani l’hanno studiata nei minimi particolari. I romanisti però so andati verso lo scontro Sono riusciti ad accoltellare uno al petto di striscio e un altro ragazzo. Mentre ad uno, Gigio, gli han spaccato gambe e braccia. Gli spaccavano i Transit a sassate...».

Dalle parole di un tifoso pubblicate sui social poco dopo la mattinata di guerriglia sull’Autostrada del Sole all’altezza dell’area di servizio di Badia del Pino, provincia di Arezzo, emergono i primi frammenti della follia collettiva tra frange del tifo estremo. Parole pronunciate da un ragazzo dall’accento settentrionale, nel corso di un audio girato al proprio gruppo, che farebbero riferimento agli scontri avvenuti domenica. Dialoghi che ora sono al vaglio della Procura aretina. Chat e messaggi (scritti e vocali) in cui i tifosi minacciavano di darsele di santa ragione. Scontri, quindi, non occasionali ma cercati, voluti, anche con appostamenti e vedette, da stabilire però se pianificati da tempo.

Centocinquanta persone già identificate grazie all’incrocio delle immagini registrate sull’autostrada trasformata in un’arena. Di queste, almeno una ottantina sarebbero ultrà azzurri, ma servirà ancora tempo per verificare se si siano resi responsabili di violenze. Fatto sta che per tutta la notte le luci degli uffici della Digos di Arezzo, Napoli e Roma non si sono mai spente. Grazie al contributo della Polizia Scientifica è stato possibile incrociare i fotogrammi degli scontri con quelli registrati all’arrivo dei tifosi dell’una e dell’altra parte a Milano e a Genova, le città meta delle trasferte di campionato di domenica. Gli indumenti indossati dai teppisti, la comparazione antropometrica ma anche la presenza di qualche particolare (ad esempio un tatuaggio) potrebbero contribuire a inchiodare alle proprie responsabilità i violenti. 

Inchiesta complessa, proprio in considerazione dei grandi numeri dei soggetti coinvolti. Altro commento intercettato su una piattaforma web: «È successo che un pullman di napoletani ha incontrato un Van di romanisti: li han stretti, affiancati e pestati di botte. Poi sono arrivati altri tifosi, ma pare che le abbiamo prese proprio male». Qui sorge un doppio sospetto: che tra i facinorosi ci fossero anche dei “daspati”; e che il bilancio finale dei contusi e dei feriti negli scontri possa essere ben più alto e grave dell’unico ferito refertato in ospedale, un romanista colpito da schegge di vetro, curato, dimesso dal pronto soccorso ieri e subito arrestato con l’accusa di rissa. E che l’“ordine di scuderia” imposto dopo la guerriglia sia stato quello di non ricorrere alle cure ospedaliere, nemmeno in situazioni di particolare gravità. In serata, nella Capitale, altri due giallorossi arrestati.

Un’indagine “work in progress” anche sul piano della configurazione dei reati e della attribuzione delle singole responsabilità. Parte con una prima ipotesi di rissa il fascicolo dei pm toscani, e tuttavia in base agli accertamenti della polizia giudiziaria potrebbero aggiungersi altre fattispecie ricavabili dall’esame delle immagini - foto e video - e dalle testimonianze che la polizia sta raccogliendo in queste ore. anche i reati di interruzione di pubblico servizio, blocco stradale, danneggiamento, lancio pericoloso di oggetti e, in altre eventuali condotte più gravi contro l’incolumità dei viaggiatori, potrebbe scattare anche il reato più grave di attentati alla sicurezza dei trasporti fino a cinque anni di massimo edittale della pena. Resta ancora aperta l’ipotesi che gli ultrà si fossero dati appuntamento, con il preciso intento di dare vita a degli scontri. Una sorta di challenge, di sfida elaborata a freddo, approfittando della vicinanza in termini di spazio e tempo tra i due gruppi. 

Sui gravissimi fatti di Badia al Pino ieri ha fatto sentire la propria voce il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «L’attuale quadro normativo consente di adottare già dei provvedimenti restrittivi e io stesso, in qualità di prefetto di Roma, ho preso provvedimenti interdittivi con alcune tifoserie. Nelle prossime ore incontrerò al Viminale i vertici del calcio. Un incontro che è già preludio a una prospettiva di rigore e serietà di questi fenomeni». Si profila la linea dura richiesta anche da altri esponenti politici. «Emaneremo direttive di particolare rigore - prosegue il ministro - Darò istruzioni affinché si adottino provvedimenti improntati a criteri di massima precauzione. Molto è stato fatto in questi anni, tanto è vero che sempre meno episodi si verificano negli stadi. Tanto è vero che questi personaggi si danno appuntamento in altri luoghi, come è successo domenica». E sulla possibilità di una Daspo a vita conclude: «Non so se giuridicamente si può parlare di Daspo a vita, ma di sicuro posso assicurarvi che l’attuale sistema di norme consente di adottare provvedimenti adeguati». 

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Il Mattino