Nel mondo a Cinquestelle, l'Italia la ritrovi esattamente come te l'aspetti: spaccata in due. Ostile, o quanto meno scettica, fino al Garigliano; ancora amica nel Regno...
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Non a caso, la senatrice campana Paola Nugnes, una delle voci più dissonanti nel coro dei Cinquestelle, afferma: «È il momento di aprire una fase costituente. Bisogna rimettere mano allo statuto del 2017 e rivedere il regolamento dei gruppi parlamentari. Credo che alla luce del risultato sia necessaria una revisione della struttura dirigenziale», dice Nugnes, spiegando che «non è stato dato ascolto ad altri contributi all'interno del Movimento» e concludendo con l'auspicio di «una ridiscussione della leadership di Di Maio», con «una candidatura di Fico alla guida del Movimento 5 Stelle». Una sollecitazione che nella base trova non poche adesioni. «Quando succedeva ad altri partiti di perdere elettorato così, si chiedeva la testa del capo politico», scrive Manu Sun sulla bacheca Facebook di Nugnes. E Antonio Tagliaferro propone una «cabina di regia per sostituire Di Maio e il suo cerchio magico, che stanno distruggendo un sogno».
Tra i motivi del declino, a sentire i mugugni più viscerali, uno è chiaro: Fico, che nel 2005, quando i grillini erano un manipolo di carbonari, fondò il Meetup Napoli, si sarebbe chiamato fuori dalla partita delle Europee. Mentre Di Maio sponsorizzava Luigi Napolitano (anch'egli sconfitto con poco più di 22mila voti), pupillo, tra l'altro, dell'ex assessore regionale Edoardo Cosenza, il presidente della Camera si sarebbe rintanato in un ruolo istituzionale che ne ha sacrificato la leadership. Il risultato è una frammentazione che ha penalizzato tutti: Peluso e Napolitano si sono rosicchiati voti a vicenda e sono rimasti fuori entrambi.
A smorzare la contrapposizione tra le due anime campane del Movimento è il senatore Vincenzo Presutto: «Di Maio e Fico, dopo una prima fase, si sono ritrovati uniti nell'opposizione a Salvini», osserva, Poi rimarca un dato socio-economico che emerge con evidenza dal voto napoletano: tra l'abisso di Posillipo (nella prima Municipalità i Cinquestelle incassano appena il 18,51%) ai picchi di Secondigliano e Miano (53,25% nella VII Municipalità) e Ponticelli-Barra-San Giovanni (51,66% nella VI), corrono quasi 35 punti percentuali. «Da vicepresidente della commissione bicamerale sul federalismo, posso dire che noi andiamo bene dove ci sono degrado e malcontento, mentre la Lega si è ulteriormente rafforzata al Nord, dove con le autonomie sta regalando ai cittadini la speranza di mantenere un tenore di vita più alto rispetto al resto d'Italia», argomenta Presutto. E se la consigliera regionale Valeria Ciarambino esulta («Con ben 15 punti percentuali al di sopra della Lega, il Movimento 5 Stelle si conferma in assoluto la prima forza in Campania», sottolinea), Matteo Brambilla, napoletano di Brianza, consigliere comunale e già candidato sindaco a Napoli, è critico: «Probabilmente i vertici hanno perso il contatto col territorio. Invece di inseguire chimere, dobbiamo essere più presenti sui grandi temi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino