Pompei, i graffiti del 79 dopo Cristo: così i mendicanti minacciavano i clienti dei locali a luci rosse

Pompei, i graffiti del 79 dopo Cristo: così i mendicanti minacciavano i clienti dei locali a luci rosse
POMPEI - I mendicanti minacciavano i clienti locali a luci rosse del 79 dopo Cristo. Le lamentele dei frequentatori del Lupanare erano così tante da indurre i gestori...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
POMPEI - I mendicanti minacciavano i clienti locali a luci rosse del 79 dopo Cristo. Le lamentele dei frequentatori del Lupanare erano così tante da indurre i gestori degli «hard club» di duemila anni fa a correre ai ripari. Nel vicolo del Lupanare, sul pilastro di una caupona, spunta, così, la «minaccia» del gestore di un postribolo: «otiosis locus hic non est discede morator - questo luogo non è per gli oziosi. Vattene, bighellone!». Frase che, tradotta in napoletano dallo studioso Carlo Avvisati, è diventata virale sui social. «Ccà nun è aria p’’e sfrantummate. Vavattenne, ribusciato!». 


La scritta, appunto, venne trovata dipinta su un pilastro di una caupona situata accanto al Lupanare, nell’omonimo vicoletto. Come pare ovvio, l’osteria era area di sosta e di gozzoviglia per la varia umanità che il postribolo frequentava o aveva intenzione di visitare. Spesso i nullafacenti vi sostavano in attesa di poter racimolare cibo, danaro o solo per sentire e raccontare storie sulle specializzazioni delle prostitute o sui loro clienti, al caldo, d’inverno. E fu così che il gestore dell’attività, ritrovandosi la taverna piena di improbabili avventori che poco facevano correre assi e sesterzi, fu costretto a scrivere, in bella vista, l’avvertimento minaccioso. O «Scarrafune» che si aggira tra le antiche vestigia continua ad infiammare il popolo dei social. Continua, dunque, la rubrica «Have», ovvero «Salute a chi trase», che il giornalista e scrittore Carlo Avvisati cura per conto del Parco Archeologico di Pompei. I graffiti, i tituli picti e le scritte musive, trovate a Pompei in quasi 3000 anni di scavi, tradotti in napoletano dallo studioso Carlo Avvisati. Ogni 15 giorni vengono scelti i più belli e interessanti per meglio comprendere la vita civile e politica di una cittadina romana del I secolo dopo Cristo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino