Il cardinale Kasper a Napoli per il premio intitolato a Giordano

Il cardinale Kasper a Napoli per il premio intitolato a Giordano
Arrivò a Napoli giusto trent’anni fa, nei primi giorni di maggio, mentre la «Repubblica napoletana dei partiti» iniziava già a sfaldarsi. Il...

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Arrivò a Napoli giusto trent’anni fa, nei primi giorni di maggio, mentre la «Repubblica napoletana dei partiti» iniziava già a sfaldarsi. Il cardinale Michele Giordano resse la più importante diocesi del Mezzogiorno per lunghi venti anni. Quando arrivò a Napoli, proveniente da Matera dove era stato arcivescovo, fu salutato non da un sindaco ma da un commissario prefettizio, esito istituzionale di un Comune che solo nel 1984 aveva fatto contare quattro sindaci. Il cardinale iniziò così il suo ministero pastorale, attraversando la crisi più acuta del sistema politico italiano, che ebbe Napoli come uno degli epicentri, l’emergenza sociale con l’urbanistica dell’esclusione post terremoto, come le Vele di Scampia, e la camorra che iniziava ad archiviare gli anni sanguinari di Cutolo per assumere la guida criminale anche con i rapporti politici e imprenditoriali. 


Quando oggi al cardinale Walter Kasper, uno dei teologi di maggiore riferimento per Papa Francesco, e al giornalista Raffaele Luise, autori del libro «Testimone della Misericordia» (Garzanti) sarà consegnata la quinta edizione del premio intitolato al cardinale della difficile transizione napoletana riappariranno, come profetiche, le parole di una storia di pastoralità meridionale. Periferie, speranza, cambiamento, conversione: parole ricorrenti nella pastoralità del cardinale Giordano. Non fu solo, il cardinale Giordano nell’elaborazione di testi di ancora attualissimo spessore di teologia pastorale: fu aiutato dal teologo pastoralista, monsignor Luigi Pignatiello, dall’attuale arcivescovo di Chieti Bruno Forte e dal teologo gesuita padre Domenico Pizzuti, ancora inossidabile studioso delle «periferie» napoletane. Il cardinale Kasper e il giornalista Luise scopriranno così che il premio intitolato al cardinale Giordano è qualcosa in più della tradizionale memorialistica ma un riuscito tentativo di non far disperdere una virtuosa lezione di pastoralità nel Sud, a cavallo tra due secoli. L’appuntamento della premiazione è per le undici di oggi, alla biblioteca «Giordano» (via Capodimonte 13) e sarà presieduta dal professore Fulvio Tessitore, presidente del premio intitolato al porporato, con gli interventi del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Ottavio Lucarelli e del vaticanista del Fatto quotidiano.it Francesco Antonio Grana. La commissione ha anche deciso di conferire una menzione speciale al volume «Svegliate il mondo!» (edizioni Paoline) delle vaticaniste Alessandra Buzzetti e Cristiana Caricato. Il premio è un cammeo realizzato in esclusiva della storica Casa Ascione di Torre del Greco e riproduce l’arcangelo San Michele. A esso si aggiunge la medaglia del III anno di pontificato donata da Papa Francesco. Non era di origini campane, monsignor Michele Giordano. Lui era di robustissima radice lucana, dove i contadini avevano saputo costruire le più limpide pagine di riscatto dalla condizione di immobilismo sociale, descritta dallo scrittore confinato politico, Carlo Levi. Nacque a Sant’Arcangelo di Potenza. Era il paesino lucano che fu anche la patria di uno dei padri della riforma agraria, l’economista Decio Scardaccione. Gente dura, tenace, quelli di Sant’Arcangelo. Ma anche paziente, come quando il cardinale seppe reggere l’urto di una inchiesta penale chiusa con una dirompente ed eclatante assoluzione. Restò al suo posto, il cardinale, anche con significative denunce contro il degrado napoletano ma anche dichiarandosi molto contento dei giorni del G7, in una fruttuosa intesa, sia pure per ruoli diversi, con l’allora sindaco Antonio Bassolino.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino