Quel che è successo a Pisa per il progetto della Scuola Normale per una sinergia con la Federico II per implementare al Sud, presso l’Ateneo napoletano, una Scuola...
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Perché sorge spontanea una domanda: che studenti e studiosi forma la Normale? Nata per altro per dare all’Italia sotto l’influenza napoleonica una classe dirigente “nazionale”. Evidentemente a Pisa e anche in Normale si pensa in termini di tutela provinciale al proprio “particolare”, in spregio all’idea stessa universale di scienza, che più banalmente significa oggi la sua implementazione operativa in reti internazionali ben più larghe persino di quelle nazionali, e che però ne sono ovviamente una strategia di efficientamento. In effetti quello che volevano fare il direttore Barone e il rettore Manfredi, in qualità di presidente della Crui più che di rettore federiciano, perché più consapevoli della politica pisana dello stato dell’arte della ricerca di eccellenza oggi. Tutta questa vicenda lascia l’amaro in bocca per lo stato del paese che sta introiettando pericolose pulsioni disgregatrici dell’unità nazionale, a prescindere dall’annosità dei pregiudizi contro il Sud. Per quanto mi riguarda la Normale rischia, se condividerà la posizione del sindaco di Pisa, di uscire dal quadro delle eccellenze morali del Paese.
Quanto all’eccellenza scientifica non la discute nessuno nel suo complesso, però sarebbe interessante far valutare da esperti se, disciplina per disciplina, il miglior studioso italiano sia a Pisa o altrove nel deprecato sistema a statuto ordinario delle università italiane. Forse ci sarebbe da sorridere. Intelligenti pauca. Per il resto si proceda all’istituzione di alcune Scuole di eccellenza con le stesse caratteristiche della Normale, a cominciare da Napoli. Il che vuol dire con gli stessi fondi e le stesse normative. Vedremo tra vent’anni come sarà distribuita normalmente l’eccellenza scientifica in Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino