Il Tar della Campania accoglie solo in parte il ricorso dell'Unione Industriali contro il decreto di nomina del nuovo consiglio camerale. E per molti altri versi convalida,...
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Un decreto che recava nell'oggetto il «rinnovo del consiglio camerale della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli». Da quell'atto era scaturito un esito clamoroso con l'assegnazione alla galassia dell'Aicast- guidata dall'ex consigliere comunale Ciro Fiola- la maggioranza dei seggi nel parlamentino di Piazza Bovio. Un risultato contestato subito dagli industriali con l'impugnazione del provvedimento. Secondo la procedura, che tiene conto della rappresentatività delle varie associazioni in base al numero di imprese iscritte in ognuna delle categorie- dal turismo all'industria, al commercio e così via- all'Aicast sono stati attribuiti 17 seggi su un totale di 32. «Onde riscontrare la natura reale e non fittizia - si legge nella sentenza - delle iscrizioni delle imprese dichiarate aderenti dalle organizzazioni in competizione, il gruppo di lavoro della Camera di Commercio aveva individuato le medie aritmetiche delle quote associative di settore». Il criterio delle quote associative risulta anch'esso determinate ai fini del verdetto. Gli Industriali - insieme con le associazioni alleate - hanno sempre contestato i dati sulle imprese che fanno parte dell'Aicast. Secondo i ricorrenti «sarebbero state illegittimamente ammesse organizzazioni imprenditoriali percipienti versamenti associativi mediamente al di sotto della soglia massima di scostamento dai parametri di settore». Una soglia che era stata fissata al 70% dalla Camera di Commercio in un disciplinare del 2014. Ma, in particolare, in quota all'Aicast e ad Assimprese Italia «sarebbero state computate imprese con versamenti associativi puramente simbolici per un valore di 2 euro. Emergerebbe la mera duplicazione e la riconducibilità dell'Aicast e dell'Assimprese Italia ad un unico centro organizzativo. Sarebbero mere organizzazioni di scopo». Sono proprio questi i punti fondamentali della sentenza del Tar. Le tesi dei ricorrenti sulle «quote simboliche a 2 euro» vengono accolte ma non modificano la ripartizione dei seggi in consiglio camerale. Il Tar ha escluso le aziende che pagavano contributi di soli 2 euro ma il totale delle imprese appartenenti alle singole attività determina, di fatto, lo stesso risultato di un anno fa. Almeno questa è la prima interpretazione che emerge da una prima lettura della sentenza, dalla quale viene fuori anche un mancato accoglimento della tesi secondo cui «Aicast ed Assimprese sarebbero riconducibili ad un unico centro organizzativo». Una tesi non accolta dal Tribunale.
Esulta Ciro Fiola, che si avvia a diventare il prossimo leader dell'ente camerale partenopeo, anche se non sono esclusi ulteriori ricorsi da parte dei suoi avversari. «La sentenza - spiega Fiola - ha fatto chiarezza. Il Tar ha accolto le nostre eccezioni. L'unica nota stonata è che ci hanno espunto le quote da 2 euro ma questo non cambia i numeri. Spero che al più presto possibile si possa tornare alla gestione ordinaria. Da parte mia non c'è nessun desiderio di rivalsa. Ora dobbiamo mettere nuovamente al centro dell'attenzione la Camera di commercio. Dobbiamo tornare - conclude Fiola - a pensare alle imprese». Toccherà ora alla Regione Campania emanare un decreto di nomina entro giorni, in base alla sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino