Sarebbero stati sterminati nel sonno, nei pressi del santuario, centinaia di soldati storditi dal vino in un giorno di festa. È quanto narrano le fonti circa lo storico...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma l’intuizione prima e gli studi poi di un appassionato di storia locale, gettano nuove luci sull’identificazione del misterioso tempio. «I resti di un antico tempio osco-sannita poi romano, si troverebbero sul costone di una cava di tufo dismessa nei pressi di torre san Severino nel Comune di Giugliano in Campania. Molto probabile che si tratti proprio del tempio di Hamae descritto da Tito Livio nelle sue cronache» – sostiene Aniello Pennacchio, presidente dell’associazione volontaria Liternum Comprensorio Archeologico Giugliano.
Una serie di studi e considerazioni accreditano la sua ipotesi. «Diversi archeologi e studiosi, che da secoli cercano di ritrovare l’esatta ubicazione del il tempio di Hamae, hanno indicato una certezza: il tempio si trovava nell’arco di tre miglia da Cuma e questa distanza coincide con i quattro chilometri e quattrocento metri di distanza da questa a torre san Severino, pertanto ci ritroviamo esattamente nel perimetro individuato. Ed è molto probabile che il tempio sia in questi luoghi anche per il toponimo della collina detta “Campo degli Osci”. Non solo gli Osci ma anche i Sanniti hanno abitato queste terre e hanno venerato Hamae come anche i romani perpetrando il culto fino al III-IV secolo d.C.
Ancora, nel tempio di Hamae, in occasione della Festività in onore di Cibele, si svolgevano ben tre giorni di feste. Gruppi di devoti raggiungevano il santuario dai territori limitrofi per propiziare la dea, il grano e più in generale tutte le produzioni agricole che si tenevano nell’ Ager Campanus. E questa tradizione antica di oltre 2.600 anni fa si ripete ancora oggi nei pressi di lago di Patria, che si trova non molto distante dal tempio pagano. Il terzo giorno dopo Pasqua, infatti, è stata istituita dopo la cristianizzazione, una ricorrenza analoga per propiziarsi il raccolto. Qui le genti contadine nel corso della festa suonano i caratteristici “siscarielli” un particolare strumento a fiato ricavato dalle cannucce che nascono sul lago che ricorda i flauti utilizzati dagli antichi proprio durante la festa in onore di Cibele. Una vecchia tradizione e un rituale arcaico, dunque, osservato ancora dalle genti contadine di Giugliano».
Infine, ad avvalorare la tesi di Pennacchio, lo studio delle strade consolari che proprio nei pressi del “Campo degli Osci” si intersecano e la presenza della torre san Severino costruita su un avamposto d’epoca romana. Testimonianze importanti che avvallerebbero l’individuazione del tempio di Hamae, tuttavia gran parte dell’edificio religioso sarebbe andato perduto, come anche la necropoli osca, a seguito dell’apertura della cava di tufo di Licola-Giugliano. Una cava dal triste primato. Abbandonata e ostruita dai rifiuti, fu oggetto di un intenso incendio sul finire degli anni '90 da cui fu coniata per la prima volta l’espressione “Terra dei Fuochi”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino