Fondi europei stanziati e mai utilizzati, un «aggravio di burocrazia e una sostanziale montagna di carte», con il risultato che Palazzo Penne, quattrocentesco edificio...
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Palazzo Penne, secondo una leggenda popolare il «palazzo del diavolo» che Belzebù edificò in una sola notte, è infatti interamente di proprietà della Regione Campania: l'acquisto, ha ricordato Beneduce ricostruendo le recenti vicende dell'edificio che fu del segretario del Re Ladislao, fu finanziato con i fondi Por 2000-2006, stabilendo di destinarlo, dopo il restauro, a «funzioni di residenze per studenti e ospiti stranieri, biblioteche, sale per convegni». Successivamente fu selezionato quale «edificio strategico da recuperare nel centro storico di Napoli» con un investimento di 13,5 milioni di euro per il quale erano state rese disponibili le risorse sull'Obiettivo operativo 1.7 'Edifici pubblici sicurì del Por Fesr 2007-2013, e a seguito del restauro avrebbe dovuto ospitare la sede operativa della Presidenza della Giunta regionale per le attività di protezione civile e la sede dell'Arcadis, agenzia regionale per la difesa del suolo. Nulla di tutto questo è accaduto perché, ha spiegato Bonavitacola, «non sono stati rispettati i tempi previsti dal ciclo di programmazione». L'intervento «non può quindi beneficiare del finanziamento sul vecchio ciclo».
Tutto da rifare, quindi: bisognerà puntare alla nuova programmazione, valutando, ha ricordato Bonavitacola, «l'ammissibilità del finanziamento nell'ambito del nuovo ciclo»; toccherà inoltre anche decidere la destinazione d'uso, perché se adibire Palazzo Penne a sede delle attività di protezione civile della Regione Campania è un'ipotesi a parere del vicepresidente della Giunta «abbastanza discutibile», sull'Arcadis il problema non si pone: la legge regionale di stabilità 2016, nell'ambito delle misure per la razionalizzazione della spesa, ha previsto infatti la soppressione dell'ente.
Il futuro del «palazzo del diavolo», che continua inesorabilmente a sgretolarsi sotto gli occhi di napoletani e turisti, è quindi nelle mani della Regione Campania, proprietaria dell'immobile, e del Comune di Napoli, con il quale sarà necessario trovare un'intesa per «garantire la conformità urbanistica dell'intervento». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino