Alcune famiglie rom hanno già lasciato l'auditorium di Scampia, altre sono in attesa di una destinazione «migliore» rispetto a quella proposta dal Comune....
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Una situazione di caos dalla quale è scaturito un muro contro muro tra le associazioni e i comitati in difesa dei rom e l'amministrazione de Magistris. «Abbiamo deciso di denunciare e raccontare quali sono le politiche di accoglienza che il Comune attua per le famiglie rom - tuona Barbara Pierro del comitato Abitare Cupa Perillo - È partita l'erogazione solo per alcune famiglie del contributo e contestualmente la comunicazione da parte degli uffici comunali a lasciare nel più breve tempo possibile il cosiddetto centro di accoglienza».
Il j'accuse delle associazioni al Comune è pesante: «Lo stesso giorno in cui sono arrivati i bonifici è stato detto alle famiglie rom, da assistenti sociali inviati dal Municipio, di liberare a stretto giro la struttura». L'assessore Gaeta non ci sta e controbatte: «Nessuno ha mai intimato loro di andare via in maniera forzosa». Questo il racconto di una famiglia rom raccolto in un video e pubblicato su Facebook: «Ci hanno detto di andare via subito. E dove andremo ad abitare ancora non lo sappiamo».
Per le famiglie senza requisiti la giunta de Magistris ha prospettato il trasferimento presso il centro di accoglienza comunale ex scuola Deledda a Soccavo. Ma i rom non ne vogliono sapere e vanno al braccio di ferro con l'amministrazione: «È completamente decontestualizzato dal proprio territorio - rimarca Pierro - Basti pensare ai bambini che vanno a scuola a Scampia, spostarli a Soccavo vuol dire impedirgli di studiare. A questa soluzione le famiglie preferiscono la strada». Poi l'affondo: «Le famiglie abbandonate a loro stesse cercano di capire cosa fare, in assenza delle politiche comunali in tema di accompagnamento all'abitare per i rom. Come comitato Abitare Cupa Perillo, in attesa di poter continuare con le istituzioni un tavolo di confronto serio e concreto, annunciamo che nessuna famiglia si allontanerà senza alternative abitative dignitose». Dura la replica dell'assessore Gaeta: «Chi vuole pretestuosamente può ciò che vuole. La verità è che da tempo le famiglie hanno sottoscritto un documento su base volontaria e si sono dichiarate favorevoli a ricevere un contributo per lasciare la struttura. Per coloro che non hanno i documenti in regola abbiamo attivato un percorso di regolarizzazione. Anche se i tempi in questo caso sono più lunghi. Bisogna tener conto delle loro esigenze, ma anche di quelle del territorio. E l'auditorium va restituito al quartiere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino