Il tesoro archeologico di Pozzuoli nascosto tra le erbacce | Foto

Pozzuoli - La necropoli di via Celle
È passato circa un anno da quando la delegazione del Rotary Club di Pozzuoli, nell’ambito di un progetto finalizzato alla valorizzazione delle bellezze archeologiche...

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È passato circa un anno da quando la delegazione del Rotary Club di Pozzuoli, nell’ambito di un progetto finalizzato alla valorizzazione delle bellezze archeologiche presenti sul territorio flegreo, donò al Comune di Pozzuoli alcune tabelle di informazione turistica, tra cui quella che è affissa in bella mostra sul cancello della necropoli di via Celle, prima di allora l’importante sito archeologico era privo di indicazione. «Abbiamo voluto dare il nostro apporto – affermò Sergio Di Bonito, presidente del Rotary Club Pozzuoli – per rappresentare il territorio ricco di storia e mito».


L’importante area sepolcrale romana databile tra il I° e II° secolo d.C. sorge lungo il tratto della via Consularis Puteolis-Capuam, nel punto in cui si innesta la via Puteolis-Neapolim, i primi scavi regolari risalgono agli anni Trenta del secolo scorso. Negli anni scorsi il comune di Pozzuoli è intervenuto più volte, in virtù di una convenzione con la Soprintendenza ai monumenti, per effettuare la bonifica dell’area, estirpando erbacce e rimosso rifiuti e materiale di risulta, che probabilmente veniva scaricato, da gente senza scrupoli, nelle ore notturne. Altra bruttura, denunciata sui social dall’artista-storico puteolano Antonio Isabettini, è un opera muraria, da quattro anni, misteriosamente apparsa con un servizio igienico.


Oggi il sito archeologico, visitabile solo dall’esterno, si presenta agli occhi dei turisti e studiosi nascosto tra le sterpaglie secche e l’erbacce che crescono rigogliose, nonostante la siccità. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia ha sempre sostenuto «che il futuro della comunità flegrea è riposto nella valorizzazione dei beni paesaggistici ed archeologici, di cui siamo ricchi, nel cambio di mentalità e di strategia che deve ancor di più trasformarci in luogo di accoglienza, di ospitalità, di attrazione turistica». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino