Il vescovo di Acerra: «C'è il rischio totalitarismi, restiamo umani»

Il vescovo di Acerra: «C'è il rischio totalitarismi, restiamo umani»
Un invito a «restare umani» per evitare di ritornare «ai tempi bui della barbarie e dei totalitarismi» lo ha rivolto Antonio Di Donna vescovo di Acerra ai...

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Un invito a «restare umani» per evitare di ritornare «ai tempi bui della barbarie e dei totalitarismi» lo ha rivolto Antonio Di Donna vescovo di Acerra ai fedeli riuniti, questa mattina, nella Basilica di Santa Maria a Pugliano a Ercolano  per la liturgia che chiude la novena dell'Assunta, patrona della città degli Scavi. In Italia «stiamo vivendo tempi molto difficili in cui il sentimento di umanità introdotto dal Vangelo è minacciato, stiamo respirando un clima avvelenato sia a livello personale che familiare ma soprattutto sociale» ha detto dall'altare Di Donna originario di Ercolano, negli anni vicario episcopale della zona vesuviana. «Quel che è peggio - aggiunge - è che si ritiene normale professarsi cristiani ma non credere in certi valori che non sono opzionali né facoltativi ma sono a fondamento del vangelo: la fraternità, l'accoglienza dei deboli, la compassione verso i poveri. Ancor peggio è rescindere ogni legame tra questi valori dall'agire pubblico come se l'etica, la morale il vangelo e la fede non debbano entrare nella vita pubblica».


In un passaggio dell'omelia Di Donna ha mostrato preoccupazione per «un clima» nel nostro Paese «che è facile coltura di totalitarismi che possono rinascere anche dopo decenni in forme nuove del nostro tempo: mediatiche, telematiche, informatiche» e ha puntato l'indice contro la «disumanità» e la «barbarie» che «sembrano prendere sempre più piede e sembrano la carta vincente». E qui ha alluso ai giovani, soprattutto del Sud, che vanno in cerca di sorti migliori fuori dall'Italia «una emergenza che ci vede assistere impotenti all'omicidio di una intera generazione». Altra allusione alla «barbarie dei nostri tempi», l'ha fatta accennando alla «crescente ostilità verso gli immigrati». Di Donna ha spiegato: «C'è una legge del mare molto chiara. I nostri marittimi dei quali è piena questa città, sanno che bisogna soccorrere chi sta in mare senza guardare alla pelle o al luogo. Abbiamo forse dimenticato che siamo stati noi un popolo di emigranti? Abbiamo dimenticato le navi che partivano dai porti di Napoli e Genova per andare all'estero a migliorare le condizioni di vita?» Con una esortazione ha concluso l'omelia: «Chiediamo al Signore di restare umani. Resti umana la nostra Italia, l'economia, la politica, la scienza per evitare di ritornare al buio della barbarie».
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Il Mattino