Enrico Amelio, l'imprenditore edile di Mugnano vittima di un agguato nel 2006, fu ammazzato dai sicari del clan Polverino. Lo ha ribadito ieri, nel corso dell'udienza che...
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Quella che doveva essere soltanto una "lezione", una gambizzazione, si trasformò in omicidio. Amelio, avvicinato dal killer assoldato dai Polverino nei pressi della scuola Gioberti di Quarto, fu centrato da tre colpi alla gamba destra e una alla gamba sinistra. L'ultima pistolettata, però, recise l'arteria femorale dell'imprenditore, che da qualche tempo si era trasferito nel basso Lazio, provocandone la morte. Una punizione che sarebbe stata sollecitata - secondo quanto ricostruito da Perrone - da Nicola Imbriani, altro storico affiliato al clan Polverino e già destinatario di una condanna per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. "Uscito dal carcere - ha raccontato ancora Perrone, difeso dall'avvocato Domenico Esposito - approfondii la vicenda dell'omicidio Amelio. Seppi che Imbriani aveva chiesto a Giuseppe Polverino di dare una lezione ad Enrico, poiché quest'ultimo non era riuscito a convincere lo zio a non immischiarsi in un affare per l'acquisto di alcuni terreni nel comune di Quarto".
Quei terreni, da utilizzare per una speculazione edilizia, avrebbero fruttato al clan almeno tre milioni di euro. "Giuseppe Polverino - ha ricordato Perrone - accontentò Imbriani, che si era sentito offeso per il comportamento di Amelio. Per l'organizzazione dell'agguato furono convocati anche Giuseppe Perrotta e Salvatore Liccardo". Nell'agguato, a vario titolo, secondo le tesi formulate dall'accusa, furono coinvolti Claudio De Biase, indicato come l'esecutore materiale, Salvatore Liccardo, alias "Pataniello", Salvatore Simioli, alias 'o Sciacallo, Salvatore Cammarota e Gaetano D'Ausilio, quest'ultimo collaboratore di giustizia già ascoltato dagli inquirenti nei mesi scorsi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino