Elvira investita e uccisa a Napoli come il fratello Mustafha, la madre: «Giustizia per i miei figli»

Elvira investita e uccisa a Napoli come il fratello Mustafha, la madre: «Giustizia per i miei figli»
Il dolore che ha squarciato la vita di Alba Pazzi non si può descrivere ma, per la 56enne napoletana, c’è qualcosa che conta ancora di più della sua...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Il dolore che ha squarciato la vita di Alba Pazzi non si può descrivere ma, per la 56enne napoletana, c’è qualcosa che conta ancora di più della sua sofferenza. Dopo la morte della figlia Elvira, travolta da una moto sul lungomare di Mergellina e la perdita di Mustafha, suo secondo figlio, investito mortalmente otto mesi fa a Pianura, Alba vive ogni istante della sua vita solo “per avere giustizia” come racconta oggi. 

Come si sente? 
«Non ci sono parole per spiegare il dolore che provo ma in questo momento mi tiene in vita la voglia di giustizia per entrambi i miei figli. Quello che sento è un vuoto enorme che non potrà mai essere colmato e che mi rende già morta, anche se sono in vita. Adesso, però, c’è una cosa che conta più del mio dolore. Sono stata due volte vittima della stessa ingiustizia e non mi darò pace finché le persone che hanno ucciso i miei figli non pagheranno con la galera».

Il suo è un appello alle istituzioni?
«Certamente. Mi auguro che vengano dati almeno 30 anni di carcere sia al responsabile della morte di Mustafha, ucciso e investito a 30 anni mentre era sulla sua bicicletta elettrica a Pianura, sia al responsabile della morte della mia seconda figlia, Elvira, 34 anni, travolta da una moto su via Caracciolo. In questo momento, chi ha ucciso mio figlio è a piede libero e siamo in attesa della causa che stabilirà le responsabilità dell’investimento. Chiedo aiuto alle istituzioni e a chiunque possa darmi una mano a invocare giustizia subito».

LEGGI ANCHE Elvira travolta e uccisa sul lungomare di Napoli, lo strazio del fidanzato: «Era il nostro anniversario»

Parteciperà, oggi, alla manifestazione per Elvira?
«Partecipo per Elvira e Mustafha, affinché non cali l’attenzione sulle responsabilità gravissime di chi gli ha tolto la vita. Io non guardo i social e non so neanche usarli ma ho visto che c’è stata molta solidarietà nei confronti della mia famiglia e ho ricevuto tanti messaggi per Elvira che mi danno, ancora di più, la forza di scendere in strada a manifestare per lei e suo fratello. Non ho visto i video e non leggo i giornali perché sto troppo male e per me, è faticoso convivere con questo dolore. Ora mi interessa solo far pagare chi ha sbagliato».

Può raccontare cosa ricorda della sera dell’investimento di Elvira?
«Quel giorno mia figlia avrebbe smontato da lavoro intorno alle sei del mattino, per questo, come abitualmente accadeva quando faceva i turni di notte, le avevo lasciato la porta aperta. In pratica, mi ero svegliata poco prima delle sei, lasciandole accostata la porta di casa e mi ero rimessa a dormire. Quando mi sono resa conto che non era rientrata ho cominciato a scriverle e a chiamarla sul cellulare, intorno alle 7 del mattino. A quel punto, ho cominciato a preoccuparmi sempre di più, finché ho visto arrivare a casa mio fratello e mia cognata. Appena li ho guardati, ho capito che era successo qualcosa a Elvira».

LEGGI ANCHE Napoli, Elvira travolta e uccisa sul lungomare: a dicembre il fratello ​morì investito in bicicletta

Cosa è successo dopo?
«All’inizio, avevano cercato di tranquillizzarmi dicendo che probabilmente non era nulla di grave ed Elvira si sarebbe ripresa presto. Lo hanno fatto perché soffro di alcune patologie, ho la pressione alta, sono stata diverse volte in coma diabetico e temevano che potessi sentirmi male. Dopo la notizia, siamo corsi in ospedale e quando Carlo, il fidanzato di mia figlia, mi ha abbracciato forte cercando di rassicurarmi, ho capito che la situazione era grave».

Elvira si prendeva cura di lei. Come?
«Elvira era bella, solare e generosa. Avevo cresciuto lei e suo fratello da sola, dopo che il padre ci aveva abbandonato e, per questo, mia figlia aveva cominciato subito a lavorare per aiutarmi. Ricordo che il giorno dopo l’esame di terza media, Elvira già lavorava come commessa in un negozio di scarpe. Dopo la morte di Mustafha, si era dedicata ancora di più a me e lavorava ogni giorno, inclusa la domenica. Eravamo molto unite e lei è stata la mia forza. Dopo aver perso Mustafha mi diceva sempre: mamma non essere triste, insieme ce la faremo».

LEGGI ANCHE Incidente sul lungomare di Napoli, tragedia davanti agli chalet: morta 34enne investita da moto

Su cosa può contare ora?
«Tra un mese non potrò più stare a casa, perché non so come pagare il fitto. Ho lavorato una vita intera e, come i miei figli, sono stata una grande faticatrice, dal lavoro nei campi fino a fare la badante. Ora, però era Elvira che mi aiutava e non so come andrò avanti. Di certo, l’unico amore che mi è rimasto sono i miei nipoti, i due figli di Mustafha. La più piccola di 4 anni, per rassicurarmi, mi ha detto che ha visto Elvira e suo papà in paradiso».

Molti chiedono più sicurezza su via Caracciolo.


«Sì. È una strada dove corrono sia le auto che le moto e se ci fossero stati più controlli oppure dei dispositivi per non andare ad alta velocità, probabilmente Elvira sarebbe ancora viva. Personalmente, vorrei che tutto il lungomare, compreso quel tratto, fosse zona pedonale e, soprattutto, vorrei che nessuna madre potesse ritrovarsi a perdere dei figli come è capitato a me. Le strade devono essere sicure e controllate. La mia vita ormai è segnata, non è più vita ma facciamo in modo che non accada più quello che è accaduto a me e alla mia famiglia».


 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino