Infedeltà finanziaria coniugale, il giudice stralcia il debito di un papà separato

Infedeltà finanziaria coniugale, il giudice stralcia il debito di un papà separato
Lo scorso 22 giugno il Tribunale di Nola ha omologato il piano di un consumatore che aveva debiti con banche e fisco, per una debitoria complessiva pari a 227.011,82...

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Lo scorso 22 giugno il Tribunale di Nola ha omologato il piano di un consumatore che aveva debiti con banche e fisco, per una debitoria complessiva pari a 227.011,82 euro, riducendo l’importo a 13.891,53 euro, da pagarsi in 72 rate da 200 euro. 


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Il provvedimento, proposto dallo studio legale Mandico&Partners dell'avvocato Monica Mandico, è interessante perché tratta di un caso di infedeltà finanziaria del coniuge. «Il cliente – spiega l'avvocato Mandico - si è trovato in uno stato di sovraindebitamento proprio a causa della separazione coniugale». Tutto ha avuto inizio con l'acquisto dell'immobile adibito ad abitazione principale dell’allora nucleo familiare composto, oltre che dai coniugi, dai loro tre figli. Nel 2007, la coppia ha stipulato un mutuo ipotecario di 250 mila euro della durata di trent'anni. Un anno dopo si è separata legalmente, mentre nel 2014 con scrittura privata i due ex coniugi hanno stabilito che l'immobile di proprietà al 50 per cento venisse venduto o locato e che il corrispettivo fosse attribuito ad entrambi in ugual misura. Nell’accordo inoltre, la moglie dichiarava di aver onorato personalmente le rate del mutuo stipulato, con impegno al pagamento delle restanti rate e contestuale assunzione di qualsiasi responsabilità. «Evidentemente, però – spiega l'avvocato Mandico - la coniuge non ha pagato le rate e non ha informato il marito separato, in quanto il bene immobile è stato sottoposto a procedura esecutiva immobiliare e venduto all’asta. Va da sé che il debito maturato nei confronti della banca ha comportato il pignoramento del quinto dello stipendio del mio assistito, per cui l’uomo – che nel frattempo era stato posto in cassa integrazione sul posto di lavoro - ha deciso di attivare la procedura di composizione della crisi, rivolgendosi al nostro studio». 

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Il giudice ha così omologato il piano del consumatore e nel provvedimento si è concentrato su due aspetti: la meritevolezza del debitore e il fatto che non abbia commesso atti in frode. «Si tratta di una sentenza che potrà cambiare molte cose – conclude l'avvocato Mandico, che è anche presidente del Centro tutele sul sovraindebitamento -. Quando gli ho comunicato l'esito, il mio cliente mi ha ringraziato il lacrime. Il nostro dovere è non lasciare indietro nessuno e aiutare chi nel giro di poche settimane si ritrova nel baratro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino