Napoli, inferno all'ospedale dei Pellegrini: notte di sangue e violenza, due infermieri aggrediti

Muore 64enne colto da un infarto, il figlio scatena la bagarre in corsia

Il pronto soccorso dell'ospedale Vecchio Pellegrini
Più di una trincea, molto più di una zona di guerra: a Napoli anche un ospedale può trasformarsi in un crocevia di violenze, e l’altra notte è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Più di una trincea, molto più di una zona di guerra: a Napoli anche un ospedale può trasformarsi in un crocevia di violenze, e l’altra notte è toccato (ancora) al Vecchio Pellegrini. Il personale sanitario sempre nel mirino di teppisti e balordi, quasi fosse un “nemico” da abbattere. Un copione triste che si replica con cadenza sempre maggiore.



È stato un sabato di ordinaria follia in diversi punti della città (degli altri casi parliamo nella pagina a fianco), ma l’inferno scatenato all’interno dell’ospedale della Pignasecca conquista il triste primato negativo nella “compilation” finale: due infermieri in servizio al pronto soccorso aggrediti e picchiati brutalmente dal figlio di un paziente ricoverato d’urgenza e poco dopo deceduto. Quasi che a stroncargli la vita fossero stati i camici bianchi.
Ricostruiamo la sequenza dei fatti come emerge dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Napoli (anche per loro quella tra sabato e domenica è stata decisamente una notte d’inferno. Intorno alle due al Vecchio Pellegrini giunge dai Quartieri Spagnoli un’ambulanza del 118 con a bordo un 64enne poco prima colto da infarto: le condizioni dell’uomo appaiono subito gravissime, e - purtroppo - pochi minuti dopo l’ingresso in ospedale il suo cuore cessa di battere. 

Quando il personale sanitario dà la notizia ai parenti, dal gruppo di familiari che pressa alle porte del pronto soccorso si stacca un giovane: è il figlio 27enne del morto, che in preda a un raptus si scaglia contro i due paramedici presenti sul posto. 

Botte da orbi. Quel giovane è una furia incontenibile, nessuno riesce a trattenere lo sfogo di rabbia che si riversa sui due - inutile dire, incolpevoli - camici bianchi. Troppo gravi le conseguenze dell’attacco cardiaco, i medici nulla avrebbero potuto fare per salvare la vita al 64enne. Calci e pugni raggiungono la coppia di infermieri: per uno dei due la prognosi è di 21 giorni (trauma contusivo al cranio maxillo-facciale con ematoma al collo); va decisamente meglio per la sua collega, per lei solo quattro giorni per contusioni varie. Sul posto arrivano i carabinieri della stazione San Giuseppe, che dopo aver ricostruito i fatti denunciano il 27enne per lesioni. 

«Proviamo rabbia, impotenza e paura», commentano i due feriti. «Lavoriamo quotidianamente in uno stato di tensione - dice il ferito più grave, 50enne - Sono stato colpito da un pugno, tra la mandibola e il collo ma la cosa grave è stata la premeditazione del gesto. Abbiamo contattato i carabinieri per prevenire una prevedibile aggressione dovuta alle esplosioni di rabbia dei familiari, ai quali sarebbe stata comunicata la morte del paziente, nonostante i numerosi tentativi fatti per salvargli la vita: ma ormai noi sanitari siamo diventati dei “punchball”, nonostante la presenza delle forze dell’ordine». 

Succede sempre più spesso, negli ospedali così come agli equipaggi del 118 impegnati a salvare vite. Aggressioni continue, agevolate dalla scelta scellerata compiuta anni fa: quella di eliminare i drappelli della polizia di Stato nei principali ospedali cittadini. Oggi, finalmente, il ministro dll’Interno Matteo Piantedosi assicura che si tornerà presto all’antico, con nuovi presìdi delle forze dell’ordine all’interno dei pronto soccorso. Speriamo che il Viminale bruci le tappe e arrivi a realizzare questo progetto.

Già, perché c’è anche un’altra componente da tenere in considerazione quando si parla dell’impegno di medici e infermieri sempre in prima linea: quello dei carichi di lavoro a dir poco stressanti. Ne è ulteriore prova - restando sempre alla notte infernale del Vecchio pellegrini - quello che è successo a ridosso del ricovero del 64enne poi deceduto. In nottata si sono presentate al pronto soccorso due donne ferite e sanguinanti: entrambe dei Quartieri Spagnoli, 33 e 35 anni, le quali si sarebbero ferite reciprocamente, forse con delle forbici. Tutti da chiarire le cause della lite, e anche in questo caso indagano i carabinieri della compagnia Centro. Durante la lite si sarebbe ferita alla mano anche la nipote della 35enne, una bambina di 8 anni. Per la piccola, otto giorni di prognosi, per la 33enne 20, per la 35enne 15. 


Sul ferimento dei due paramedici durissimo è il commento del direttore generale della Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva. «Quello che è accaduto è inaccettabile - dichiara - ed è inaccettabile che chi dovrebbe intervenire con risolutezza non lo faccia. Servono processi immediati e pene esemplari a carico di chi si macchia di questi reati. Siamo solidali con il nostro personale che ha dovuto subire l’ennesima aggressione e che, nonostante tutto, non ha smesso di dimostrare abnegazione e professionalità». 

Ma c’è di più, e bene fa a sottolinearlo Verdoliva quando aggiunge che l’incredibile sfogo di rabbia dell’aggressore 27enne è accaduto «nonostante in pronto soccorso fossero già presenti uomini dell’Arma dei Carabinieri. Prima ancora di pensare di avere presìdi delle forze dell’ordine in ospedale è necessario che il legislatore persegua con determinazione la violenza a carico degli operatori della sanità nell’esercizio delle proprie funzioni. Ed è necessario che si intervenga in analogia a come lo si è giustamente fatto nei confronti della violenza contro le donne. Serve certezza della pena con processi rapidi e condanne esemplari, altrimenti questi “animali” continueranno ad imperversare nei nostri ospedali con il rischio che, prima o poi, ci si trovi a piangere un morto».

Interviene anche Teresa Rea, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Napoli: «Gli infermieri svolgono un essenziale servizio di pubblica utilità e solo per questo finora abbiamo garantito assistenza senza mai fermarci, anche operando in situazioni difficili, aggressioni e violenze comprese. Ma ora siamo allo stremo. Non sono bastati fin qui le denunce, gli appelli, gli allarmi lanciati alle forze dell’ordine e di Governo del territorio. Forse si attende il caso eclatante. Oppure che gli infermieri, esasperati e frustrati, incrocino le braccia per difendere il diritto all’integrità fisica, al rispetto, a lavorare senza essere continuamente aggrediti, minacciati, offesi e vituperati».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino