Non più proclami, ma azioni anche forti. La protesta degli sfollati del terremoto di Casamicciola e Lacco Ameno questa volta farà capolino direttamente nei seggi...
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All'ordine del giorno, oltre alla proposta di attuare il voto di protesta, si decideranno azioni più incisive per denunciare il mancato operato dei responsabili del mancato risanamento dei territori, che continua a mettere a rischio la vita e la incolumità delle persone. "Siamo decisi ad attuare il voto di protesta che non significherà astensione dal voto oppure il non voto. Andare ai seggi è un dovere morale e lo dobbiamo - spiega Annalisa Iaccarino, una dei rappresentanti del comitato - a quanti nel terremoto ci hanno lasciato la vita ed a tutti noi che abbiamo perso le case e le attività commerciali. Il semplice annullamento della scheda andrebbe a favore comunque di chi beneficerà del premio di maggioranza e questo non ci sta bene, in quanto noi non protestiamo contro un partito, ma contro la politica nel suo insieme che finora non ha fatto nulla per venirci incontro e risolvere i nostri problemi. Io a tanti altri faremo mettere a verbale nei seggi elettorali il nostro grido di protesta".
L'arma della protesta resta dunque la sola a disposizione di migliaia di cittadini che a sette mesi dal sisma continuano a vivere in anguste stanze d'albergo, fra infiniti disagi e con la prospettiva che oramai diventa sempre più un miraggio di tornare alle proprie case. Di recente il Governo ha prorogato di altri 180 giorni lo stato di emergenza nei territori terremotati dei comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio. Ma si tratta di provvedimenti tesi a tamponare la quotidianeità di una situazione che rischia di deflagrare. Fra un mese circa gli alberghi che ospitano gli sfollati dovranno riaprire per il lavoro della prossima stagione turistica e non si capisce dove potrà essere ospitata tanta gente che non può far rientro alle proprie case. Oltre al rischio di un grave danno all'economia lavorativa dell'intera isola, le stesse strutture ospitanti rischiano di non ricevere i contributi alloggiativi promessi dalla Stato. Sono una decina gli alberghi che per pregressi problemi gestionali non hanno la dichiarazione Durc in ordine e quindi non possono a norma di legge ricevere i contributi previsti dalle casse pubbliche, nonostante da mesi stanno garantendo a proprie spese la ospitalità a chi è rimasto senza un tetto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino