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Dagli aspetti logistici ed economici - tipo spostamenti, assistenza sanitaria, vacanze e acquisti di terreni - a quelli militari: un sistema concepito per blindare la latitanza di un boss della camorra, uno in grado di spostare soldi e consenso, di intervenire nelle dinamiche economiche e politiche della regione. La spiega così la sua grande fuga dalle maglie dello Stato, il pentito Antonio Iovine, nel ricostruire la gerarchia del suo clan.
E nel raccontare affari e prestanomi, che gli hanno consentito di controllare aziende e pezzi di terreni, secondo quanto emerso dal provvedimento firmato ieri dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con cui sono stati sequestrati circa due milioni di beni e scoperti almeno dieci prestanome dell’ex boss. Proprio nel provvedimento firmato dal giudice Pierluigi Picardi, emergono anche contatti tra l’ex boss latitante e la famiglia di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’economia da mesi agli arresti nel carcere di Secondigliano, assieme ai fratelli Antonio e Giovanni.
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