Ischia, gli angeli del fango: «Raga, rendiamoci utili»

Il sindaco di Lacco Ameno scrive a Mattarella per chiedergli di «insignire un riconoscimento, al valore civile, agli angeli del fango di Ischia»

Gli angeli del fango
Un esercito armato unicamente di vanghe, spirito di sacrificio, buona volontà e dignitoso amore per la propria terra. Donne e uomini, impiegati, camerieri, operai edili,...

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Un esercito armato unicamente di vanghe, spirito di sacrificio, buona volontà e dignitoso amore per la propria terra. Donne e uomini, impiegati, camerieri, operai edili, insegnanti e studenti. Ragazzi, soprattutto loro, sporchi di fango eppure sorridenti, stanchi morti eppure incapaci di fermarsi. Testardi, tenaci: li hanno già battezzati gli angeli del fango, come quei giovani che quasi sessant'anni fa arrivarono da tutto il mondo a Firenze, per salvare la cultura e la bellezza di quella città devastata dall'alluvione. Qui, arrampicati sulle stradine irriconoscibili di Casamicciola, sono prevalentemente isolani questi angeli, e forse proprio per questo il loro sacrificio ha più valore. Ragazzi delle scuole superiori dell'isola, tra loro anche i compagni di classe di Michele Monti, il quindicenne trovato morto con i due fratellini di 11 e 6 anni, i cui genitori risultano ancora dispersi. Una tragedia immane, quella delle vittime piccolissime, ricordata ancora una volta dal vescovo Gennaro Pascarella, tornato ieri a dire messa tra gli sfollati dell'hotel Michelangelo. «La morte è l'enigma più grande della storia dell'uomo e questo enigma si fa ancora più grande quando c'è un bambino come GiovanGiuseppe di appena 22 giorni», ha detto il vescovo, ricordando anche i tre fratellini che «pregheranno per noi dal Paradiso».

Era partito tutto nella giornata di lunedi con un tam tam sui social. «Raga! Avete visto le immagini del disastro? Non perdiamo tempo. Vediamoci domani a Casamicciola, portate una pala, un secchio. C'è tanto da fare e dobbiamo aiutare». Il messaggio inoltrato da un gruppetto di alunni del Liceo Scientifico è stato raccolto da centinaia di coetanei. «La strada è interrotta ma non mi sono fatto scoraggiare. Sono arrivato qui con un passaggio e poi a piedi ho raggiunto gli altri», dice Luigi Mirabella, 17 anni, dell'Istituto Alberghiero. «È dura spalare fango, ma ora mi rendo conto di cosa significhi accorciarsi le maniche e provare a risolvere i problemi», gli fa eco Teresa Cuomo. «Noi ci siamo organizzati così, loro che con la pala raccolgono la melma e le pietre e io che trasporto il secchio pieno all'esterno. Poi si ricomincia», spiegano Pietro, Monica e Maria. Tutti al lavoro, ma c'è anche chi nota che ancora una volta non esiste un coordinamento. «Stiamo da due ore a spalare senza che nessuno ci abbia detto di fare qualcosa in particolare o di dare priorità ad alcune operazioni. Ognuno decide in proprio, non è un buon metodo», lamenta Ciro Di Meglio che qualcosa in più degli altri ne sa perché studia per diplomarsi geometra.

Con loro ci sono anche giovani titolari di negozi, impiegati, insegnanti come Lucio Campatelli, Marianna e Martina Polverino, Nicola Avitabile, Giusy Di Meglio, che assieme a tantissimi altri non smettono di sgomberare tonnellate di materiale non solo dalla strada e dai vicoletti, da androni di palazzi e scantinati, ma anche dalle terme del Grande Hotel Manzi e di quelle del Belliazzi. «Ho mollato tutto perché qui è pazzesco. C'è troppo da fare» dice Alessandro Iacono, uno dei titolari del panificio Oro di Ischia. «Per salvare i generi alimentari contenuti nei depositi e nelle celle frigorifere del supermercato di zona racconta siamo dovuti penetrare all'interno e galleggiare su pedane di legno su una marea di melma alta 40 centimetri». Alimentari che poi sono stati donati dai proprietari alla mensa della Caritas. Perché anche la catena della solidarietà non smette di girare: come ogni esercito che si rispetti, anche le truppe senza generale degli angeli del fango, nelle retrovie di Piazza Maio trovano altri volontari che si alternano fra loro per distribuire pasti e bevande calde. Dall'associazionismo cattolico, ai privati. Vito Elia, giovane manager isolano del catering specializzato in eventi e cerimonie, ha dismesso i panni del bar trender e carica i furgoni della sua organizzazione per offrire a chi ne ha bisogno un piatto di pasta fumante. I titolari della pizzeria Catarì hanno riaperto a loro volta le cucine. E così a seguire tanti altri fra ristoratori e gestori di pub, forni e panetterie. 

In questo oceano di melma e dolore, l'altro pomeriggio si è aggirato a lungo anche il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, che dopo aver incrociato uno dei tanti gruppetti all'opera e vedendo una giovanissima volontaria in lacrime, ha voluto abbracciarla per ringraziare lei e tutti i ragazzi presenti. Tornato nel suo studio, Pascale ha poi deciso di scrivere al Capo dello Stato, per invitarlo sull'isola e chiedergli di «insignire un riconoscimento, al valore civile, agli angeli del fango di Ischia»: «La ragazzina sporca di fango che stringo forte al petto mentre piange - ha scritto il sindaco a Mattarella, allegando quella foto alla lettera - non l'avevo mai vista prima. Eppure la conosco da sempre, perché nelle sue lacrime ho riconosciuto i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, i miei amici. E nelle sue unghie, ancora sporche di terriccio, ho visto cristallizzato il carattere e la dignità del mio Popolo, che davanti a una tragedia senza precedenti, sta dando l'anima per scavare nel fango». Il pianto dell'adolescente - ha concluso Pascale - è il pianto «di chi sa che qui a Ischia nulla sarà più come prima». 

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Il Mattino