Ischia, un'isola per sei Comuni: dai rifiuti ai trasporti, la giungla dei servizi

Da tempo si discute di amministrazione unica: nel 2011 un referendum, votò solo il 28%

Poco più di 60mila abitanti su un territorio di 46 chilometri quadri
Come direbbe Totò, abbondiamo altrimenti dicono che siamo tirchi. Ecco, a Ischia non sono tirchi. Tutto è moltiplicato per sei, ma è un effetto moltiplicatore...

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Come direbbe Totò, abbondiamo altrimenti dicono che siamo tirchi. Ecco, a Ischia non sono tirchi. Tutto è moltiplicato per sei, ma è un effetto moltiplicatore che non produce sviluppo ed efficienza, anzi provoca esiti grotteschi e paradossali. Se volessimo buttarla solo in demagogia, basterebbe dire che su un’isola di 46 chilometri quadrati e poco più di 60mila abitanti vi sono sei comuni (Ischia, Lacco Ameno, Casamicciola, Barano, Forio, Serrara Fontana), e quindi sei giunte e sei consigli comunali per un totale di 25 assessori e 78 consiglieri comunali. Napoli, tanto per dire, ha 11 assessori e 40 consiglieri.

Quello del comune unico è un dibattito antico. Nel 2011 si tenne un referendum, ma con esiti fallimentari. Andò a votare appena il 28 per cento degli elettori, percentuale lontanissima dal quorum del 50 per cento. Per restare sulla demagogia, le poltrone furono salvate con buona pace di chi puntava con la riforma anche a un taglio dei costi della politica e degli apparati dirigenziali: fu calcolato, all’epoca, un risparmio di circa un milione e mezzo di euro. La verità è che sul piano politico, sei comuni servono eccome a una classe dirigente che non sa guardare oltre il proprio naso e i propri confini. Certo, c’è una difesa del proprio campanile in territori gelosi anche dei propri dialetti e delle proprie feste patronali, ma c’è anche l’istinto a una conservazione del potere di stampo imperiale: divide et impera.

Ed eccoli, quindi, i sei comuni e tutto quel che viene appresso, con situazioni anche surreali. Per dirne una, Giosi Ferrandino, attuale eurodeputato del Pd, è stato per cinque anni (2002-2007) sindaco di Casamicciola e per i successivi dieci primo cittadino di Ischia, il più grande dei comuni. O il caso di Barano, una sorta di principato, guidato per anni e da anni dalla famiglia Gaudioso, oggi Dionigi, prima papà Giosi. E infine potremmo citare il recente caso di Ischia, che lo scorso giugno ha rieletto sindaco Enzo Ferrandino con la percentuale record del 93,7. È un sindaco superman? No, più semplicemente, nessuno ha osato sfidarlo, solo all’ultimo istante si è immolato Gennaro Savio del partito marxista leninista. Insomma, la politica, se c’è, serve a tenere in piedi un apparato che manda in consiglio comunale anche gente eletta con poche decine di voti. È il consenso, bellezza. Peraltro, la fragilità della politica trova proprio in Casamicciola la sua plastica testimonianza: dal 2002 ci sono stati ben sette commissari prefettizi, l’ultimo è tuttora in carica.

La fragilità della politica e la logica del divide et impera si riflette sui servizi. La tragedia di Casamicciola ci ha fatto scoprire che il comune non ha un piano regolatore, ma in realtà non lo hanno neanche gli altri cinque. Almeno su questo sono uniti. Una pianificazione urbanistica omogenea sarebbe invece necessaria e semplificherebbe le procedure e gli interventi, tanto più se si considera il complicato intreccio dei confini, con il caso limite di Casamicciola che confina con tutti e cinque gli altri comuni. È possibile mettere in sicurezza gli alvei del monte Epomeo ragionando ognuno con il proprio progetto e i propri fondi?

In compenso c’è molto e altro di più, roba che riguarda la vita di tutti i giorni. Prendiamo il caso dei rifiuti. Lacco Ameno, Serrara Fontana e Forio hanno affidato il servizio in appalto; Ischia, Barano e Casamicciola hanno proprie società partecipate. Ogni comune ha le proprie tariffe e anche un proprio sistema di raccolta. Lo stesso vale per i taxi, che a Ischia sono una casta, ogni comune ha un proprio tariffario e la differenza dei costi crea disagi e malumori nei turisti. Il taxi che da Ischia porta in un altro comune si fa pagare quasi il doppio di quella che è una ragionevole tariffa. Perché? Le regole che valgono da una parte non valgono dall’altra.

Complicata è anche la manutenzione delle strade divise a metà, e anche la gestione del traffico in un’isola che conta 60mila veicoli immatricolati. Ci sono orari diversi per il carico e lo scarico e per il passaggio dei camion; ogni sindaco reclama per il proprio paese l’orario migliore per l’attracco degli aliscafi. L’unico servizio in comune è quello idrico e fognario, attraverso il consorzio Cisi che ha affidato la gestione alla società Evi. «Abbiamo la necessità di uno sviluppo armonico, non possiamo credere ancora alla bella favola che ogni comune possa andare avanti da solo senza un aiuto solidale da parte degli altri», è la sintesi di Rosa Maria D’Orta, presidente dell’associazione comune unico dell’isola. Il ragionamento di fondo è che l’unità possa consentire a Ischia di avere maggiore forza e peso contrattuale nel confronto con la Regione, il governo nazionale e l’Unione Europea. Una tesi supportata dalla gran parte delle associazioni imprenditoriali.

Ovviamente, anche i fautori del no hanno le loro ragioni. Francesco Del Deo, sindaco di Forio, in passato ha definito il comune unico «una grande sciocchezza». Chi si oppone sostiene che le isole hanno una loro peculiarità, non solo geografica, che il discorso dell’unione fa la forza è fine a stesso, che il problema della carenza di personale resterebbe, che ogni comune, seppur piccolo, ha le proprie caratteristiche ed esigenze.
 

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Il Mattino