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Servono almeno 500 milioni di euro e una legge ad hoc per far fronte agli interventi di estrema urgenza dopo la disastrosa frana di Casamicciola dello scorso 26 novembre e armonizzare le due strutture commissariali, post sisma e post emergenza. Il commissario Giovanni Legnini non usa mezzi termini nel giorno in cui la struttura tecnica deposita tutti gli atti relativi alla ricognizione scientifica sui rischi per la popolazione e il territorio e chiama in causa il livello politico per le scelte di fondo cui sono connessi tempi, modalità d'intervento e risorse.
«Perché, è bene chiarirlo - ha detto Legnini - a oggi non ci sono i fondi per gli interventi di riassetto del territorio». Tutto insomma è demandato all'approvazione dello specifico decreto che è in via di conversione ma che al momento è ancora al vaglio della commissione Ambiente della Camera. Nel frattempo la struttura commissariale ha messo a punto un corposo documento di sedici pagine con otto tavole grafiche che rappresenta la summa, dal punto di vista scientifico, dell'analisi geologica, informatica e della gestione del rischio: un lavoro mai eseguito sinora, reso possibile grazie all'interazione fra la Protezione civile regionale (soggetto attuatore di tutti gli interventi su Ischia) Cnr, Centri di competenza universitari e Dipartimento Protezione civile nazionale. A coordinare la ricerca l'équipe di Italo Giulivo, Dimitri Dello Buono e Fausto Guzzetti. Ed è stato proprio grazie a questo studio che Legnini e Simonetta Calcaterra, commissario prefettizio di Casamicciola, hanno illustrato l'ultima ordinanza che da oggi disciplinerà i primi rientri a casa per una parte della popolazione evacuata.
L'area è divisa in quattro zone a seconda del coefficiente di rischio. Tuttavia la zona C, area verde, considerata sicura, non lo è del tutto perché all'interno di essa sono state individuate cinque micro-zone dove il livello di pericolo è ritenuto ancora elevato.
Resta il nodo dei sostegni alle famiglie che hanno perso la propria abitazione: l'ordinanza prevede anche un contributo di autonoma sistemazione (Cas) e di sistemazione in hotel per gli sfollati, con aiuti che variano dai 400 ai 900 euro mensili, fino al rientro negli edifici. Il provvedimento contempla anche sostegni una tantum che saranno concessi alle famiglie con case distrutte o inagibili (del valore di 5mila euro) e per le ripresa delle attività economiche e produttive, fino a un massimo di 20mila euro. Finora sul conto corrente attivato dal Comune di Casamicciola per le donazioni volontarie sono stati accreditati 10.495 euro.
Quanto tempo occorrerà per venir fuori dalla fase emergenziale? Legnini è stato chiaro: «Senza una legge specifica, i tempi saranno lunghi. Occorre armonizzare e coordinare in maniera integrata gli interventi previsti per la ricostruzione post-sisma del 2017 e quelli relativi alla frana dello scorso 26 novembre». Insomma, il timore è che la burocrazia possa rallentare tutto, dal momento che il piano di riassetto idro-geologico spetta all'Autorità di bacino e quello per la ricostruzione alla Regione. In più, c'è da programmare la fase degli interventi di estrema urgenza per i quali Legnini prevede un impegno di spesa di almeno mezzo miliardo di euro a fronte di un timing piuttosto serrato da imporre ai Comuni. I sindaci hanno infatti tempo fino al prossimo 7 gennaio per concludere la ricognizione delle opere indifferibili; entro il 20 gennaio sarà redatto il piano; entro il 31 dovranno essere reperite le risorse. Insomma, il 2023 dirà se a Ischia l'emergenza sarà solo una (pur drammatica) parentesi o una condizione di permanente incertezza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino