Ischia. Giovane mamma morta per la Tbc: le avevano diagnosticato l'influenza

Ischia. Giovane mamma morta per la Tbc: le avevano diagnosticato l'influenza
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Ischia. Una banale infezione polmonare causata da batteri, oppure in alternativa da agenti patogeni di origine micotica, e che avrebbe funzionato da devastante detonatore di morte in un organismo già privo di adeguate difese immunitarie. Ci sarebbe questo alla base del decesso di Maria Diotallevi, la ventottenne ischitana sul tragico destino della quale indaga da giorni la magistratura.


Una morte improvvisa, ma non per questo imprevedibile. Complice il fisico di lei, minato con tutta probabilità da una immunodeficienza derivante da una forma di tubercolosi contratta negli anni della fanciullezza. Secondo le prime indiscrezioni trapelate, l'esito della autopsia condotta all'istituto di medicina legale del II Policlinico dal consulente incaricato dalla procura, non lascerebbe adito a ulteriori dubbi.

Il referto dell'esame autoptico effettuato sul cadavere della giovane dall'eminente anamopatologo, professor Tarsitano, è già sulla scrivania del pm Fabrizia Pavani, che indaga sul caso. Quel fascicolo – sul quale circolano indiscrezioni a livello comprensibilmente non ufficiali - rappresenta un primo punto fermo nelle indagini, dopo la ridda di ipotesi che si erano rincorse nelle ore e nei giorni seguenti al decesso della giovane mamma di Casamicciola Terme, visitata e poi dimessa (con una generica diagnosi di stato influenzale) dal pronto soccorso nella giornata di domenica 29 novembre e poi deceduta in maniera straziante a distanza di appena 48 ore. Voci e ragionamenti che in ambiente medico, fra le varie cause ipotizzavano gli esiti perniciosi di una miocardite, come anche la possibile esposizione al contagio da legionella. La Tac eseguita pochi minuti prima che Maria spirasse a seguito di una delle tante crisi polmonari, aveva evidenziato fra l'altro anche una perforazione bronchiale. Stando sempre alle indiscrezioni non ufficiali, l'autopsia avrebbe dimostrato gli effetti devastanti di una infezione polmonare che sarebbe sopraggiunta a distanza di tantissimi anni, distruggendo un organismo presumibilmente già minato da una precedente forma tubercolotica. Un qualcosa di latente, come accade nell'organismo di tantissime persone che pur affette, non mostrano sintomi chiari della malattia. “Se fosse confermato l'esito dell'autopsia – provano a spiegare gli esperti – veramente poco o niente si sarebbe potuto fare negli ultimi giorni per salvare la vita alla ventottenne”. L'autopsia disposta dal magistrato diventa dunque un atto dovuto in questo come in tutti i casi di morte sospetta, ma non rappresenta il punto di partenza di questa inchiesta.




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Il Mattino