Camusso contestata all'Università: la Cgil attacca De Magistris

Camusso contestata all'Università: la Cgil attacca De Magistris
«Le dichiarazioni di De Magistris sono gravissime e sconcertanti: alla Federico Secondo non c'è stata una mera contestazione, come dice il sindaco, è stato...

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«Le dichiarazioni di De Magistris sono gravissime e sconcertanti: alla Federico Secondo non c'è stata una mera contestazione, come dice il sindaco, è stato impedito il confronto in un luogo pubblico simbolico come l'università». Non ci sta, Walter Schiavella. Martedì il primo cittadino era tornato, suo malgrado, sui fatti del 9 novembre scorso. A Giurisprudenza era previsto un dibattito tra Massimo D'Alema e Susanna Camusso sull'Europa e il tramonto delle socialdemocrazie, impedito dall'assalto dei centri sociali che avevano occupato l'aula e invitato in maniera fin troppo esplicito il segretario nazionale della Cgil, presente, ad andare via per evitare il peggio mentre D'Alema evitò proprio di presentarsi. La stessa cosa era avvenuta altre volte con l'arrivo di Matteo Salvini o l'intervento di Vincenzo De Luca alla festa nazionale di Mdp impedendo a Guglielmo Epifani di parlare. Per de Magistris il problema non è l'ennesima confronto pubblico impedita a Napoli da gruppetti di violenti, ma chi vuole venire in città per dibattiti: «Sono loro - ha detto - che dovrebbero chiedersi perché scatta la contestazione invece di lamentarsi da mammina».


Un capovolgimento completo della realtà, quello del sindaco. In cui chi si impone con la violenza è giustificato, chi la subisce ha un problema. Un tema paradossale in una realtà in cui la violenza, spesso, è esercitata dalla criminalità organizzata che viene quasi legittimata, mentre il problema, a sentire de Magistris, sono le vittime che dovrebbero chiedersi perché i violenti sono violenti. Così interviene il segretario generale della Cgil di Napoli: «Noi come sindacato siamo abituati alle contestazione e ai conflitti e mai ci siamo sottratti - dice Walter Schiavella - Ma quello che è accaduto il 9 novembre alla Federico Secondo non è grave per la contestazione, ma perché si è impedito un confronto, per di più in un luogo come l'università che del confronto è un simbolo».
 
«Se De Magistris non comprende che il ripetersi di tali episodi nella città di cui è sindaco costituisce una grave lesione non solo dell'immagine e della storia della città, ma anche un limite alla crescita culturale e civile di Napoli e alla stessa rappresentazione e soluzione di quelle molteplici istanze sociali che rivendicano legittimamente voce e visibilità dimostra una preoccupante e distorta visione della partecipazione democratica. Fin quando la misura del livello di ascolto sarà determinata dal parametro del chi urla di più ha ragione, gli stessi luoghi e strumenti di partecipazione risulteranno inefficaci, distorti e svuotati».


Per Schiavella è anche clamoroso che de Magistris «anche per semplice cortesia» non abbia chiamato né D'Alema né Camusso. Una scelta che il sindaco, invece, rivendica. Insieme con una sorta di excusatio non petita quando martedì ha ribadito più volte: «Non sono io il mandante di quell'assalto». Un passaggio, che ha il sapore di uno scivolone involontario, che fa esplodere il segretario della Cgil napoletana: «Ma noi non abbiamo mai pensato né tantomeno accusato De Magistris di essere il mandante di chicchessia. La Cgil a Napoli e in Italia ha sempre agito nel rispetto delle istituzioni e nella sua piena autonomia, valutando nel merito e senza alcun pregiudizio l'azione delle singole amministrazioni solo in rapporto alla soddisfazione degli interessi che rappresenta. Chiediamo analogo rispetto per la Cgil e i lavoratori che si riconoscono in essa a chi rappresenta non solo se stesso o la maggioranza che lo ha eletto, ma l'intera città».
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Il Mattino