Quando la chiesa di Santa Maria Stella Maris di piazzetta del Grande Archivio - costruita in sostituzione di un precedente edificio di culto abbattuto durante il risanamento di...
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Oggi quasi nessuno ricorda com'era l'edificio nel pieno del suo splendore. Negli archivi è disponibile solo una fotografia in bianco e nero che non riesce a dare l'idea esatta di come doveva essere l'edificio nel 1907. Da diversi anni l'associazione "I Sedili di Napoli Onlus" guidata da Giuseppe Serroni si sta battendo per il recupero dell'antico edificio di culto. Dopo un lungo iter burocratico nelle scorse ore è arrivata la buona notizia. La Curia ha dato l'ok per la consegna dell'immobile all'associazione che, dopo aver ottenuto i necessari pareri della Sovrintendenza, potrà dare il via ai lavori di riqualificazione che consegneranno al quartiere un edificio che, per molti anni, è stato molto vicino all'essere definitivamente abbattuto.
All'interno della chiesa qualche traccia lascia intuire l'originaria destinazione d'uso degli ambienti. Oggi la struttura è letteralmente "divisa" in due dall'orrendo soppalco realizzato negli anni '60. Al piano terra non c'è quasi più niente mentre, invece, nella parte soprastante una buona parte degli stucchi - e fin anche parte dei marmi che ornavano l'altare - si sono salvati e sono pronti ad essere restaurati.
L'idea dell'associazione I Sedili di Napoli è di offrire al quartiere un nuovo luogo di aggregazione e un polo museale virtuale dedicato alla storia della Napoli antica. Un progetto ambizioso che vedrà la partecipazione di un vero e proprio "pool" di esperti e di artigiani partenopei capitanati dal battagliero Giuseppe Serroni. La fine del 2020, salvo complicazioni burocratiche, la data fissata per la conclusione dei lavori che dovrebbero partire entro i prossimi due mesi.
«Stiamo raccogliendo tantissime adesioni da parte di importanti artigiani del territorio che hanno messo a disposizione la loro arte per darci una mano - spiega - qui i turisti passano diretti ai Decumani e non si fermano perchè non c'è nulla da vedere. Il recupero di questa chiesa farà da volano di sviluppo per tutto questo territorio e, da questo punto di vista, abbiamo già raccolto molte adesioni per l'eventuale affidamento anche della piazzetta circostante. In questa struttura - prosegue Serroni - realizzeremo attività sociali e culturali che andranno di pari passo con la riapertura al culto della chiesa. La cosa più importante è che le nostre attività coinvolgeranno e daranno lavoro a tanti ragazzi di questo territorio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino