Il giallo di Roberta, la famiglia: «Ora verità su quel volo dal sesto piano»

Il giallo di Roberta, la famiglia: «Ora verità su quel volo dal sesto piano»
Roberta non era ubriaca, non era stata lasciata dal fidanzato, non era stanca di vivere. Anzi. Aveva mollato il ragazzo con cui aveva vissuto un flirt e aveva in progetto di...

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Roberta non era ubriaca, non era stata lasciata dal fidanzato, non era stanca di vivere. Anzi. Aveva mollato il ragazzo con cui aveva vissuto un flirt e aveva in progetto di trascorrere un fine settimana in una delle isole del golfo. Era bella e sorridente, non era incline all'alcol e quella sera non voleva morire. Ne sono convinti gli avvocati che assistono la famiglia della ragazza deceduta a Portici il 15 settembre del 2012, dopo un volo dal sesto piano dalla finestra del pianerottolo, lì nell'edificio di via Cellini in cui viveva.


Un suicidio che non convince chi la conosceva, che viene respinto in modo categorico dalla famiglia e dei legali di parte (parliamo dei penalisti Daniela Fabrizi e Serena Gasperini), ora più che mai decisi ad andare fino in fondo per ottenere verità e giustizia su quella notte di settembre di sette anni fa. Un caso raccontato ieri in esclusiva dal Mattino, che vede al momento tre indagate: si tratta delle amiche di Roberta, le ragazze con cui si era intrattenuta sul ballatoio della propria abitazione dopo una serata in discoteca. Devono difendersi dall'accusa di omicidio preterintenzionale e sono in attesa delle conclusioni di periti e medici legali richieste dal gip Picciotti, che ha accolto le istanze avanzate dalla difesa della famiglia di Roberta. I

 

eri mattina, medici e ingegneri nominati dal Tribunale di Napoli hanno depositato le proprie conclusioni, ma l'udienza a porte chiuse è stata aggiornata a lunedì prossimo, quando sarà possibile approfondire quel giallo legato agli ultimi istanti di vita di Roberta. Ma andiamo con ordine. A partire da alcune possibili «discrasie» (parola usata dal gip) nel racconto dei testimoni, quanto basta a respingere l'archiviazione del caso. E a tenere in vita un fascicolo da brividi, se si pensa che sono coinvolte in questa vicenda tre giovani donne (hanno tra i 30 e i 31 anni), che conducono una vita serena e perfettamente integrata e si dicono estranee rispetto a quanto avvenne quella maledetta notte di sette anni fa.

I DUBBI

Ma cosa accadde di preciso? E su cosa puntano le indagini del pm Giorgia De Ponte? Stando a una ricostruzione asettica, quella notte Roberta torna a casa. Aveva 25 anni (e non 18, come erroneamente pubblicato nell'edizione di ieri) ed era accompagnata da tre amiche. Raggiunge l'ingresso, ma non entra, resta sul ballatoio assieme alle amiche. Apre la finestra per prendere una boccata d'aria, commenta la serata probabilmente segnata dalla decisione di chiudere con il fidanzato in modo definitivo, poi il volo dal sesto piano. Da qui in poi iniziano i dubbi, come ribadito dallo stesso gip: non è chiaro se sia caduta di spalle o con uno slancio frontale, facendo leva su braccia e gambe; non è chiaro perché una scarpa (per altro rotta) è stata trovata sul pianerottolo; non è chiaro a cosa alludesse una delle tre amiche nel lasciare il palazzo dopo la tragedia, sfogandosi con il fidanzato («il problema non l'ho creato io, sono adulta e vaccinata»). Difese dagli avvocati Renato Buonaiuto, Maurizio Capozzo (che si avvale della consulenza dell'ex generale del Ris Luciano Garofano), Gennaro Malinconico, le tre amiche del cuore attendono gli esiti di una maxiperizia su quel volo rimasto avvolto da troppi interrogativi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino