«Mi presento sono Simona Mattei, la mamma di Luigi Cutarelli e userò tutte le mie forze per dimostrare che mio figlio non ha fatto ciò che per cui viene...
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Ha letto l’articolo uscito ieri sul Mattino, sulla ricostruzione della Dda a proposito delle gesta criminali del figlio e ha scritto un post su Facebook. Non si limita a difendere l’innocenza di Luigi Cutarelli, ma espone anche critiche nei confronti dei pentiti, del sistema giudiziario che consente a un boss di passare dalla parte dello Stato. Chiaro il riferimento al boss pentito Carlo Lo Russo, che ha confessato il proprio ruolo di mandante degli omicidi e ha puntato l’indice proprio contro il presunto (si dice così, fino a sentenza definitiva) killer di fiducia.
La donna insiste: «Me la prendo con i pentiti, che pur avere la loro libertà vogliono rovinare la vita di un ragazzo, mio figlio. Mio figlio dovrà pagare per ciò che ha fatto e ammesso...». Poi un riferimento al delitto Cesarano, alla stesa del sei settembre del 2015, che sarebbe nata proprio per iniziativa dei killer, poi investiti dal via libera dell’allora boss Carlo Lo Russo. «Mio figlio non avrebbe mai potuto uccidere un ragazzo innocente, chi lo ho conosce sa chi è Luigi Cutarelli. Chi è Cutarelli? Non è certo tutto quello che stanno scrivendo oggi».
Ancora affondi e riflessioni personali sulla giustizia a maglie larghe. La donna prova a farsi delle domande, a rivolgere al popolo social una serie di domande: «Perché lo Stato permette che i capiclan dopo migliaia di reati escono dal carcere, permettendo loro di plagiare i giovani per usarli per i loro crimini; in questo modo i capiclan si arricchiscono al punto da sistemare tutta la loro generazione, sempre e comunque sulla vita di ragazzi che non hanno nulla, figli di persone umili e non hanno mai mangiato di questo pane e che purtroppo hanno il problema di arrivare a fine mese».
Fatto sta che nei confronti di Luigi Cutarelli piovono accuse, che non vengono imbastite solo grazie al dettato del boss pentito Carlo Lo Russo. È il caso ad esempio dell’omicidio di Francesco Sabatino, che sarebbe stato colpito da decine di coltellate da Cutarelli e Buono. Fatti di droga, la svolta sta tutta nel Dna, nelle tracce ematiche che sono state ritrovate in un terraneo di via Teano.
Prova scientifica, la parola al giudice. Difeso dal penalista Domenico Dello Iacono, Cutarelli attende i nuovi appuntamenti in aula. È lui l’uomo della «mazzetta», l’uomo che esultava col pugno chiuso come raccontano i pentiti? A marzo la prima udienza per l’omicidio Esposito, mentre per quello di Genny Cesarano il Comune di Napoli sarà pronto a costituirsi parte civile. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino