La Mehari di Giancarlo Siani arriva a Vico Equense. La città: «buon compleanno»

Mehari a Vico Equense
VICO EQUENSE - Sulle note di «Ogni volta» di Vasco Rossi e attraverso l'applauso di centinaia di studenti è stata accolta dalla città di Vico...

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VICO EQUENSE - Sulle note di «Ogni volta» di Vasco Rossi e attraverso l'applauso di centinaia di studenti è stata accolta dalla città di Vico Equense la Mehari di Giancarlo Siani, simbolo della lotta alla criminalità organizzata. Sorrisi, pon pon colorati, musica e commozione per fare festa nel giorno del compleanno di Giancarlo e dare un segnale forte di legalità alle nuove generazioni. Sull'auto del giornalista ucciso dalla camorra nel settembre dell'85, l'amico di sempre Antonio Irlando. 

 

«Giancarlo trascorreva a Vico Equense i suoi momenti più belli - spiega Irlando - insieme alla fidanzata di allora, Daniela. Era la sua seconda città: viveva a Napoli, lavorava a Torre Annunziata e poi veniva in costiera dalla sua amata. E' ancora molto vivo nella mia mente un giorno in cui venimmo insieme, quando mi presentò Daniela. Noi vogliamo che oggi inizi una nuova vita di Giancarlo qui, al servizio di una città a cui viene affidato un compito importante: portare avanti i valori di verità, legalità e giustizia». 

Dopo la messa celebrata dai parroci don Ciro Esposito e don Ciro Cozzolino, presidente di «Libera», in memoria di Giancarlo e di tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata, l'auto ha percorso il centro cittadino. Ai lati di corso Umberto e corso Filangieri, ad accompagnare la macchina nel suo percorso, gli studenti degli istituti Costiero e Caulino e dell'alberghiero De Gennaro. Poi la festa nella piazza che da venerdì prenderà ufficialmente il nome «Giancarlo Siani». «Oggi affidiamo una testimonianza importante ai nostri ragazzi» sottolinea il sindaco Andrea Buonocore. «Giancarlo attraverso il suo lavoro ha cercato di fare una storia fatta di verità - spiega don Ciro Cozzolino, di «Libera» - purtroppo dall'altro lato ha trovato l'anti-storia che ha cercato di eliminarlo. Momenti come quello di oggi sono il segnale che non possono essere dei proiettili a fermare la lotta contro la criminalità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino