Covid Hospital, la storia dell'infermiere-poeta e di nonna Stella commuove il web

Covid Hospital, la storia dell'infermiere-poeta e di nonna Stella commuove il web
Paura, ansia e corse contro il tempo nei reparti Covid, ma anche amore, poesia e legami d’affetto tra i pazienti e gli operatori sanitari. Quelli che per chi lotta diventano...

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Paura, ansia e corse contro il tempo nei reparti Covid, ma anche amore, poesia e legami d’affetto tra i pazienti e gli operatori sanitari. Quelli che per chi lotta diventano l’unica famiglia, il rifugio più sicuro. Ed uno di questi legami speciali al Covid Hospital di Boscotrecase, nel reparto di Medicina, ha dato vita ad una poesia in vernacolo dal titolo «A Taturiello e nonna Stella». L’autore è l’infermiere-poeta Antonio Ruggiero, in prima linea al Covid Hospital, e nei suoi versi esprime le sue sensazioni durante il turno di notte in corsia e, soprattutto, il suo legame con una paziente speciale. 

  Stella è una 84enne di Somma Vesuviana, ricoverata a Bosco da settimane ed affetta da demenza senile. La nonnina chiama col nome «Peppe» tutti i medici e gli infermieri, riferendosi ad un suo caro, perché vede in loro l’affetto più prossimo, la propria famiglia. Antonio Ruggiero, in una delle interminabili notti accanto ai pazienti, tra l’attesa del suono di una campanella di chi ha bisogno di lui e la paura che di notte si fa più rumorosa, ha deciso di affidare alla poesia le sue emozioni che poi accomunano tutti gli «angeli» delle corsie. 

Antonio racconta delle notti che sono buie e interminabili quando «o’ respiro nun è bbuon», riferendosi ai problemi respiratori dei malati di Covid, e di come lui da infermiere cerchi di farli calmare, anche con una carezza, ma non sempre è facile. Poi descrive il rapporto con Stella che chiamandolo «Oj Pè, Peppì... viene nu’ poco cchiu’ vicino» cerca conforto; lui prova a farle capire che non è il suo Peppe, ma poi glielo fa credere per farla felice. «La paura c’è - dice Antonio Ruggiero- per i pazienti, per le nostre famiglie. Ma io cerco di non farmi sopraffare perché sennò mi paralizza.

Nella poesia c’è la metafora della «solitudine del ciclista», quella in cui sei solo di fronte alle salite e alle difficoltà, ma trovi la forza di superare anche da solo e dopo sei più forte. Ecco come mi sento io da quando sono in corsia Covid. Non ce la faremmo, però, se non fossimo una squadra affiatata. Ringrazio per il lavoro immane la mia coordinatrice Carmela Cardaropoli». E una buona notizia arriva dai medici dell’ospedale: nonna Stella è in ripresa, a giorni dovrebbe essere dimessa per tornare dal suo Peppe.

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Il Mattino