La telecamera inchioda i «furbetti» del cimitero

Il danno a Comune ed Inps è stato quantificato intorno ai 20mila

Il cimitero di Pozzuoli
Un lavoratore che cedeva il proprio badge al collega il quale, nonostante fosse in ferie, si recava sul posto di lavoro per farlo risultare presente sia in entrata che in uscita....

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Un lavoratore che cedeva il proprio badge al collega il quale, nonostante fosse in ferie, si recava sul posto di lavoro per farlo risultare presente sia in entrata che in uscita. Un altro dipendente, invece, terminata la mattinata di lavoro, andava a pranzo a casa ma lasciava il badge al collega che glielo smarcava durante la pausa mensa per fargli ottenere il buono pasto.

Sono solo due dei 428 episodi finiti all'attenzione dell'inchiesta che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di dieci lavoratori in servizio presso il cimitero di Pozzuoli: si tratta di quattro dipendenti comunali e di sei lavoratori socialmente utili accusati, in concorso tra loro, di truffa e falsa attestazione delle presenze sul posto di lavoro mediante lo scambio improprio di badge elettronici. Tutti si occupavano di servizi cimiteriali tra cui tumulazione, scavo e traslazione di salme. L'indagine, coordinata dal pubblico ministero della Procura di Napoli Danilo De Simone, è stata condotta dalla Polizia Municipale di Pozzuoli che ha cristallizzato l'attività fraudolenta messa in atto dai dieci lavoratori nel periodo compreso tra il 9 aprile e il 2 novembre del 2019 attraverso intercettazioni ambientali.

In particolare gli investigatori, mediante tre telecamere posizionate negli uffici amministrativi del cimitero di via Luciano - di cui una che puntava direttamente al dispositivo marcatempo - hanno ripreso entrata e uscita dei lavoratori dal cimitero e il passaggio dei badge riuscendo a certificare le assenze di coloro i cui nomi invece venivano riportati sui tabulati delle presenze. Modus operandi che consentiva di ottenere indebitamente in busta paga giornate di lavoro mai effettuate o effettuate parzialmente e buoni pasto, inducendo così in errore il Comune di Pozzuoli e l'INPS (per gli LSU) e procurando un danno ai due enti che è stato quantificato intorno ai 20mila euro. Secondo l'accusa, tra i dieci indagati uno solo non avrebbe ottenuto alcun beneficio in termini economici, impegnandosi solo ad aiutare i colleghi; mentre tra i nove c'è il caso di un lavoratore che avrebbe ottenuto un guadagno di appena 34 euro a fronte di un altro collega che invece avrebbe beneficiato indebitamente, attraverso il Comune di Pozzuoli, di 6.867mila euro. Notificata la chiusura delle indagini, nei confronti dei quattro dipendenti e dei sei LSU venerdì scorso è scattata la sospensione dal posto di lavoro nell'attesa di presentarsi davanti alla commissione disciplinare del Comune di Pozzuoli chiamata a pronunciarsi sui fatti che potrebbero, nell'arco di un mese, portare al licenziamento.



Difesi dagli avvocati Gennaro Maione, Salvatore Matarazzo, Antonio Tufano e Giuseppe Caruso, i dieci indagati puntano a dimostrare la loro innocenza. «La vicenda ha riguardato un'articolata attività di indagine della polizia giudiziaria con conseguente copioso materiale acquisito da parte degli inquirenti - spiega l'avvocato Gennaro Maione - Non siamo in grado di fornire valutazioni più approfondite e prendiamo atto della protesta di innocenza dei nostri assistiti». Dopo la sospensione dei lavoratori il Comune di Pozzuoli ha affidato per i prossimi sei mesi i servizi cimiteriali a una ditta esterna.
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Il Mattino