La verità del prete ai festini gay sott'accusa dal cardinale di Napoli

l cardinale lo ha convocato in Curia. Un colloquio riservato al quale, oltre al sacerdote della basilica di Santa Maria degli Angeli a Monte di Dio, ha partecipato, con Crescenzio...

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l cardinale lo ha convocato in Curia. Un colloquio riservato al quale, oltre al sacerdote della basilica di Santa Maria degli Angeli a Monte di Dio, ha partecipato, con Crescenzio Sepe, anche monsignor Lucio Lemmo, vescovo ausiliare. Porte chiuse e bocche cucite. Dal palazzo di largo Donnaregina non trapela nulla se non la grande amarezza dell’arcivescovo dinanzi a un nuovo, brutto episodio che vede protagonista un sacerdote della sua diocesi. La storia che il Mattino ha pubblicato ieri ha suscitato sdegno e imbarazzo, dentro e fuori la Curia: gli incontri a pagamento tra quel prete e alcuni ventenni napoletani ha fatto il giro del web raccogliendo commenti di sdegno e rammarico nel grande popolo di internet. Paolo, 28 anni, in una lunga intervista registrata rilasciata al nostro giornale aveva infatti confermato i rapporti sessuali con il sacerdote in cambio di poche decine di euro a prestazione.

 

Incontri consumati con sempre maggiore frequenza in un appartamento del centro della città e descritti in maniera dettagliata in una serie di messaggi “rubati” e inseriti in un dossier inviato all’indirizzo di Crescenzio Sepe. O meglio - come scrive l’avvocato Giovanna Castellano in una nota inviata al Mattino per nome e per conto del parroco di Santa Maria degli Angeli - al suo braccio destro, il vescovo ausiliare. «Ritengo necessario e doveroso, - scrive l’avvocato - allo scopo di garantire una corretta informazione, chiarire che mai alcun “dossier” è stato “inviato alla Curia”, né tantomeno all’attenzione del Reverendissimo Cardinale Crescenzio Sepe, bensì trattasi di un’assurda segnalazione anonima priva di ogni fondamento, inviata al Vescovo ausiliare». In riferimento all’articolo, l’avvocato precisa inoltre che «lo stesso ha suscitato un forte disappunto, poiché riporta fatti non corrispondenti alla realtà e, soprattutto, risulta lesivo dell’immagine della persona del sacerdote». Da qui la diffida a «pubblicare notizie infondate, al fine di evitare pregiudizievoli conseguenze per il parroco, quotidianamente e direttamente impegnato nella sua attività pastorale sul territorio». Fin qui l’avvocato Castellano. 


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Il Mattino