Gentile Emanuele Filiberto di Savoia, mi consenta qualche osservazione in merito alla lettera che ha inviato al sindaco De Magistris (Il Mattino 29/1/18). Premessa: se...
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Massimo rispetto per chi al referendum votò o morì per la monarchia ma quella scelta era legata ai sette secoli di tradizione monarchica napoletana e alla assoluta mancanza di notizie storiche sui massacri e sui saccheggi ad opera dei suoi antenati nell'ex Regno delle Due Sicilie (solo di recente sono state -finalmente- rivelate e divulgate tante verità per anni nascoste negli archivi). Altro che "Napoli nel cuore dei Savoia"... E lei ricorda a noi che "le rimozioni toponomastiche sono tipiche dei sistemi illiberali che non dialogano con il passato"? Lei che rappresenta quella dinastia che cancellò ogni traccia (le tante e grandi tracce) dell'antica dinastia borbonica? Dagli stemmi del San Carlo ai nomi delle strade ("in primis" il bellissimo corso Maria Teresa diventato corso Vittorio Emanuele), senza alcun merito i Savoia si "impadronirono" di tutto quello che i Borbone e secoli di storia avevano dato a Napoli e al Sud. I conti con la storia, caro Emanuele Filiberto, si fanno sempre e non solo quando conviene farli. Bene ha fatto, allora, De Magistris a togliere quel nome da quella strada ma il sindaco continui a fare quest'opera necessaria di revisione di storia e toponimi (glielo chiediamo in tanti, tantissimi, ormai, da anni e non solo noi neoborbonici) su Savoia&resto. Anche attraverso queste scelte (dalla memoria all'orgoglio e dall'orgoglio al riscatto) passa il futuro della nostra (e me lo consenta: non "sua") antica capitale e della nostra terra.
Prof. Gennaro De Crescenzo Leggi l'articolo completo su
Il Mattino