Ferito alle gambe da sei proiettili di grosso calibro dopo un diverbio per una mancata precedenza, Gaetano Ferraioli Barbuto, 21 anni, un bravo ragazzo di Sant'Antimo, dopo...
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LE INDAGINI
«Siamo impegnati al massimo delle nostre capacità dice Francesco Greco, procuratore capo della procura di Napoli Nord per individuare l'autore di questo ferimento che ha destato tanto raccapriccio e allarme sociale e appare assolutamente sproporzionato, se avvenuto per motivi di viabilità». Da tre giorni prosegue senza sosta la caccia all'uomo da parte dei carabinieri della compagnia di Giugliano diretta dal capitano Andrea Coratza e dei militari dalla tenenza di Sant'Antimo, coordinati nelle indagini dal pubblico ministero Veronica Soriano. Una caccia purtoppo ancora vana. Gli inquirenti hanno sentito ancora una volta l'amico di Gaetano che era con lui in auto, domenica sera, il quale ha ribadito di non conoscere i quattro aggressori e nemmeno quello più feroce tra loro, che ha dapprima colpito con il calcio della pistola la testa del 21enne, e subito dopo, con Gaetano stramazzato sull'asfalto di Corso Europa, ha esploso in rapida successione ben sette colpi, sei dei quali hanno devastato vene, muscoli e ossa delle gambe del suo amico. Quest'unico testimone ha raccontato che poco prima per motivi di viabilità avevano avuto un breve diverbio verbale con quattro ragazzi, coetanei, che erano a bordo di una Renault Modus o forse una Opel Corsa. Tutto sembrava essere finito lì. E invece l'auto degli aggressori ha seguito la macchina di Gaetano fino nei pressi della villa comunale di Sant'Antimo, lampeggiando e suonando a ripetizione il clacson, proprio come si fa si vuol far fermare un'auto che ci precede. E Gaetano Ferraioli Barbuto si è fermato. I quattro balordi sono scesi dalla loro auto ed hanno affrontato il 21enne, colpito al capo con il calcio della pistola e poi ferito dalla gragnuola di colpi.
I SILENZI
La scena e soprattutto gli spari hanno fatto accorrere decine di persone ma nessuno, nemmeno in forma anonima, ha avuto la coscienza di telefonare ai carabinieri e fornire così elementi utili all'identificazione di questo carnefice. «La nostra dice Antimo Marzocchella, 80 anni, seduto con un altro aziano su una panchina di quella stessa villa comunale - è una città dalla testa abbassata, dove tutti dicono signorsì e ingoiano pillole amare, da tre clan e da gente che magari non è neanche affiliata ma ha imparato la ferocia e l'omertà». Nessuno parla, nemmeno di fronte a un scempio come quello di domenica. Nessuno pensa che poteva capitare a un proprio figlio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino