Circuvesuviana, la «guerra» dei macchinisti nei treni semideserti

Circuvesuviana, la «guerra» dei macchinisti nei treni semideserti
Sono una cinquantina le corse che saranno soppresse nella giornata di oggi in Circumvesuviana. Di queste, meno di cinque saranno sostituite con autobus, almeno stando a quanto...

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Sono una cinquantina le corse che saranno soppresse nella giornata di oggi in Circumvesuviana. Di queste, meno di cinque saranno sostituite con autobus, almeno stando a quanto annunciato dall'azienda. In totale, ogni giorno la Circum garantisce 230 corse sulle sue linee: sono oltre un quarto, dunque, quelle che verranno cancellate oggi. Sarà una giornata di disagi per i (non molti) pendolari che proveranno a prendere un treno. E sarà la seconda: anche ieri, infatti, le soppressioni sono state decine e hanno riguardato pure la Cumana e la Circumflegrea, benché si sia riusciti a garantire quasi sempre un servizio automobilistico sostitutivo. Motivo: un'agitazione del personale ferroviario, per lo più i macchinisti, che stanno rifiutando le ore di straordinario. In tutta l'Eav, infatti, resta ancora il problema dell'esiguità dell'organico: mancano circa 30 macchinisti e per coprire tutti i turni è necessario ricorrere alle ore di straordinario che, come è noto, il lavoratore può rifiutare di effettuare. E allora basta un no per creare il disagio e sollevare un polverone di polemiche, con il presidente Umberto De Gregorio che urla: «Il mondo è cambiato ma qualcuno non se ne vuole accorgere» e i sindacati (soprattutto gli autonomi dell'Orsa) che ribattono: «L'azienda non rispetta i patti».

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In mezzo, ci sono gli ormai pochi viaggiatori costretti per necessità a prendere un treno della Circumvesuviana: nei vagoni e nelle stazioni sono rimasti giusto quelli che non hanno alternative per spostarsi, che devono andare al lavoro e non possono farlo in auto. A ottobre i ricavi sono calati del 70% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. A novembre si dovrebbe arrivare a -90 %. Su base annua la riduzione sarà del 60 per cento. È fuga dai treni, insomma. E i pochi utenti rimasti sono costretti a vivere giornate assurde come quella di ieri e oggi: corse soppresse che si aggiungono ai soliti guasti (ieri un treno è rimasto fermo per 95 minuti alla stazione di San Giuseppe Vesuviano a causa di un'avaria). In un comunicato stampa, gli autonomi dell'Orsa hanno rivendicato la protesta e spiegato le loro ragioni: «In questi ultimi due anni sono stati sottoscritti accordi importantissimi che hanno portato notevoli risparmi economici, incrementi delle entrate finanziarie, aumento della produttività e della flessibilità di impiego dei lavoratori. Per tutta risposta l'Eav è inadempiente, negando proprio ai lavoratori il corrispettivo economico previsto dagli accordi». L'Orsa si riferisce ad accordi sul servizio di controlleria e critica pure la gestione delle nuova normativa sulla sicurezza: «L'azienda si limita a voler propinare la formazione ai dipendenti, senza risolvere davvero il problema». La risposta di De Gregorio è dura: «Il rifiuto dello straordinario come protesta, in questo momento di emergenza, dopo 18 mesi in cui lo hanno accettato per effetto di un accordo che ha concesso premialità importanti e ricche, è grave e irresponsabile. In ogni caso è garantita la sostituzione del treno con la gomma e poiché i passeggeri sono al minimo storico non vi sono problemi di affollamenti né di traffico».

Ma la battaglia potrebbe proseguire nei prossimi giorni e alimentarsi anche di altri argomenti: tutti i sindacati, ieri, hanno bocciato l'idea delle chiusure domenicali, che partiranno dal 22. Avviata la procedura di raffreddamento, ora toccherà al prefetto cercare una mediazione per evitare l'ennesima protesta, anche perché i lavoratori dovranno mettersi in congedo: «Pensiamo che questa chiusura serva solo a risparmiare e non ad evitare assembramenti», dice Luca Del Prete dell'Orsa. «Non c'è traccia in nessuna ordinanza di provvedimenti del genere e la domenica non vi sono più affollamenti, ormai», aggiunge Stefano Papa di Usb. Ma De Gregorio ribadisce: È una misura concordata con il presidente della Regione Vincenzo De Luca». 

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Il Mattino