Lockdown ad Arzano, l'Antimafia indaga sulla rivolta dei cittadini

Lockdown ad Arzano, l'Antimafia indaga sulla rivolta dei cittadini
C'è chi soffia nella protesta anti-lockdown, c'è chi prova a strumentalizzare il dissenso contro la decisione di bloccare tutte le attività in un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

C'è chi soffia nella protesta anti-lockdown, c'è chi prova a strumentalizzare il dissenso contro la decisione di bloccare tutte le attività in un comune alle porte di Napoli. È una delle ipotesi su cui sono al lavoro in Procura per mettere a fuoco responsabilità e moventi della protesta contro la decisione di imporre uno stop agli esercizi commerciali, nel tentativo di arginare la diffusione del virus.

Nessuna volontà di criminalizzare il dissenso di tanti cittadini, che si sono trovati in disaccordo nei confronti del lockdown di questi giorni, ma solo il tentativo di individuare e circoscrivere eventuali presenze o strategie criminali tra i manifestanti. C'è un fascicolo, in campo la Dda di Napoli, non ci sono ipotesi di reato al momento formalizzate, ma c'è comunque l'esigenza di mettere a fuoco almeno un paio di episodi recenti. 

Un lavoro investigativo rigorosamente sotto traccia, proprio mentre l'unità di crisi della regione trasforma Arzano in una «zona rossa», di fronte al numero di contagi che non accenna a diminuire. Uno spaccato cittadino da monitorare giorno e notte, con l'ausilio dell'Esercito, sul modello di quanto accaduto in alcune zone del nord durante la prima fase del lockdown. Ma torniamo alle indagini.

Due momenti di protesta, in particolare, finiscono sotto i riflettori: la manifestazione che ha impedito la circolazione delle auto nei pressi della rotonda di Arzano, uno snodo decisivo per i collegamenti con Secondigliano e con gli altri comuni a ridosso dell'asse mediano; e il blocco del traffico in via Salvatore D'Amato, all'altezza del deposito Amazon, altro punto centrale per la logistica e lo smistamento dei prodotti in buona parte dell'area metropolitana. 

Due episodi clou, immagini e filmati all'attenzione della Procura di Napoli. Al lavoro il pm anticamorra Giuliano Caputo, magistrato titolare delle indagini che investono il comune di Arzano, si lavora con il bisturi: si punta a separare le rivendicazioni civili (quelle che hanno animato la protesta di tanti cittadini perbene che si sono sentiti isolati e discriminati dal primo lockdown integrale dopo la ripartenza di maggio) dalla posizione di alcuni soggetti che compaiono nei video fino a questo momento acquisiti. Proviamo a mettere a fuoco quelle sagome di soggetti che si muovono in modo lento ma deciso, mostrandosi padroni della situazione. Torniamo al blocco del traffico all'altezza della rotonda Diaz: «Nun hanna passà, nun hanna passà», si sente dire nella parte iniziale della protesta. Parole pronunciate da un paio di uomini, attorno ai quali si organizzano altri cittadini. Un blocco immediato, con decine di auto costrette a spegnere i motori, senza che nessuno degli automobilisti (per lo più donne o padri di famiglia) si azzardi a protestare contro l'incolonnamento forzato di autovetture. Corporatura robusta, opulenta, felpone con il cappuccio, tute, scarpe da ginnastica, barba incolta modello «barbudos». Chi sono? Partiamo da un'analisi di scenario. Ci troviamo in una zona controllata dagli Amato-Pagano, che - muovendosi dalle Vele di Scampia e da alcuni lotti popolari di Secondigliano -, hanno stabilito la loro roccaforte proprio ad Arzano. Hanno delocalizzato le proprie attività e ora possono contare sulla recente scarcerazione di almeno un paio di «quadri» intermedi. Ma quale sarebbe il nesso tra camorristi e protesta antilockdown? Verifiche in corso, c'è una prima analisi da compiere: lo stallo di tutte le attività rende più difficile mimetizzare le piazze di spaccio in un contesto di vita per così dire ordinario. Nel deserto degli stradoni che separano Arzano a Secondigliano, il via vai di vedette e pusher salta decisamente agli occhi. Siamo nelle case costruite con i fondi post terremoto (la 167 di Arzano), oggi ritenute feudo di Renato Napoleone (attualmente detenuto), mentre hanno lasciato la cella (per finire ai domiciliari) due soggetti ritenuti in grado di gestire soldi e droga con piglio da manager. Poi c'è un problema di consenso, di potere, che impone ai «capi» di una strada (o solo anche di un paio di scantinati o box auto in cui smerciare) di porsi alla guida del dissenso, sempre e comunque. «Dobbiamo bloccare tutto, dobbiamo bloccare tutto», ripetono un paio di donne, come se lo slogan fosse una sorta di passaparola dettato da qualcuno. Scenario su cui si cerca di fare chiarezza, in un comune amministrato da una commissione prefettizia (dopo lo scioglimento della giunta per infiltrazioni mafiose), all'indomani della decisione di creare proprio ad Arzano una zona rossa anticovid.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino