Luigi Di Maio e Roberto Fico faccia a faccia al matrimonio di Amitrano

Luigi Di Maio e Roberto Fico faccia a faccia al matrimonio di Amitrano
La location è bella, è sulla Costiera amalfitana, un ex convento con annessa chiesa dove oggi si sposerà il giovane deputato Alessandro Amitrano. Con due...

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La location è bella, è sulla Costiera amalfitana, un ex convento con annessa chiesa dove oggi si sposerà il giovane deputato Alessandro Amitrano. Con due testimoni d'eccezione: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il presidente della Camera Roberto Fico. Ma il punto non è la loro funzione al matrimonio di Amitrano, ma il loro ruolo politico. Nel M5S raccontano - e non è un mistero per nessuno - che lo stallo che c'è a Napoli sui nomi del Movimento da dare al sindaco Gaetano Manfredi per la giunta, è tale perché tra i due non c'è accordo. C'è freddezza, gelo a livello politico che inevitabilmente influisce anche sul rapporto umano. Ebbene i quotisti pentastellati scommettono molto sul fatto che il matrimonio di Amitrano potrebbe essere l'occasione giusta per riavvicinarsi.

Dunque, se nel Pd e nel resto del centrosinistra la quadra per dare nomi al sindaco Manfredi e fargli chiudere il cerchio della giunta sta mettendo in crisi un sistema che, come ampiamente annunciato, è riuscito a centrare un grosso risultato elettorale ma è poco coeso politicamente, anche nel M5S le cose non vanno per nulla bene. Napoli può essere per il Movimento l'unica città dove un candidato frutto dell'alleanza con il Pd sia davvero - non fosse altro perché lo scelse l'allora capo del Governo Giuseppe Conte - associato in maniera concreta al nuovo corso del M5S, e allo stesso tempo la città dove gli ex grillini rischiano di stare in giunta in maniera debole perché divisi e ai massimi livelli. Perché tra Di Maio e Fico non c'è accordo su Napoli? Un accordo non scritto, ma di fatto, ha sempre visto queste posizioni: Fico numero uno a Napoli, aspirava a fare lui il candidato sindaco, non ci è riuscito per un pelino perché non si è trovato l'accordo per il suo successore alla presidenza della Camera. E Di Maio che faceva la parte del leone nell'area metropolitana e in regione. Questo equilibrio a un certo punto si è rotto e non è un caso che sia successo con il M5S in chiaro calo di preferenze alle urne. Gli spazi si sono ristretti e Napoli è una piazza troppo grossa - avranno pensato soprattutto i dimaiani - per lasciarla senza un presidio ben riconoscibile della loro area. La sintesi probabilmente si sarebbe trovata presto se Manfredi non avesse messo un paletto inviolabile: gli assessori non devono essere espressione del Consiglio comunale. Qui sono andati in crisi sia Di Maio che Fico. Perché Fico ha proposto l'uscente Francesca Menna e lei è stata bocciata. E Di Maio puntava su uno dei due consiglieri comunali, entrambi respinti al mittente da Manfredi per lo stesso motivo della Menna. È anche l'effetto questo di un dato politico molto chiaro: il M5S non ha una classe dirigente, una struttura organizzativa da cui attingere pur essendo ormai nelle espressioni un partito tradizionale allo stesso modo -per esempio - del Pd. Fico e Di Maio ora devono fare la pace per trovare un paio di tecnici, o qualche professorone da presentare al sindaco altrimenti il Movimento rischia di essere marginale la prima volta che entra in giunta a Napoli. Il matrimonio di Amitrano, un giovane che ha capacità di mediare, dovrebbe essere l'occasione per trovare una strategia comune che vada bene sia a Fico che a Di Maio. E deve succedere presto perché Manfredi al di là della stima personale per il ministro e il presidente della Camera non può più aspettare. Se oggi non ci fosse la fumata bianca l'ex rettore potrebbe rivolgersi a Conte e sarebbe una sconfitta per entrambi. 

 

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Il Mattino