«A Napoli quelli come Salvini e Renzi non passano. E Di Maio ha depauperato un patrimonio», ecco l'analisi del voto del sindaco Luigi de Magistris. Leggerina se si...
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In ogni caso vincono i suoi avversari e anche tra le truppe arancioni circolano considerazioni al riguardo, perché «non scendere in campo - questa la riflessione - potrebbe essere stato un errore». La Lega, per esempio, nonostante la feroce opposizione del sindaco ogni volta che Salvini si è mosso ed è venuto a Napoli le sue elezioni le ha vinte. Non sono bastate le lenzuola bianche e nemmeno le manifestazioni dei centri sociali a fermare quello che comunque è un avanzamento. Certo non ha sfondato come al Nord o in altre zone della stessa Campania ma la sensazione è che l'argine al Carroccio siano stati i pentastellati e lo stesso Pd più che l'opposizione a parole degli arancioni. Letto in questa chiave, l'esito delle elezioni di domenica è un campanello d'allarme per le Regionali del 2020 dove il sindaco schiererà il movimento e non esclude nemmeno la sua candidatura personale.
Europee dunque con vista sulle Regionali con il M5S sotto assedio. Sono il primo partito anche in Campania con il 34% ma non autosufficiente, per conquistare l'ente di Santa Lucia ci vorrà molto di più. La concorrenza sarà folta a iniziare dal governatore uscente Vincenzo De Luca, rinfrancato dalla ripresa del Pd e dall'affermazione del suo candidato Franco Roberti, capolista dem e primo degli eletti a Strasburgo nella circoscrizione meridionale. Poi ci sarà un centrodestra unito con la Lega in grande spolvero e quindi de Magistris. Per i Cinquestelle la Regione oggi sembra più lontana di quanto non lo fosse prima del voto. Come si muoverà il M5S di qui alle Regionali? Cadrà davvero il tabù delle alleanze, ci sarà un'apertura a movimenti civici? Ci spera il sindaco ringalluzzito dall'esito del risultato elettorale e lancia messaggi in vista del 2020: «L'avversario politico - precisa - è Salvini ed è il nostro obiettivo e ora che lanceremo il progetto regionale e nazionale inizierà l'avanzata per desalvinizzare il Paese, ma oggi non sono affatto pessimista pensando a un progetto politico alternativo». Quindi l'avvertimento al M5S: «Noi come laboratorio Napoli - conclude - potremmo giocarci la partita perché in questi anni abbiamo dimostrato affidabilità di governo e rottura del sistema e se ci fossimo candidati a queste elezioni, il M5s sarebbe potuto scendere attorno al 10 per cento e invece tengono al Sud, nonostante abbiano tradito, perché hanno goduto dell'assenza di un'alternativa che pescasse nel loro bacino elettorale». Insomma, l'ex pm ha messo nel mirino i pentastellati e cerca una sponda per una eventuale alleanza. A oggi può contare sul feeling con il presidente della Camera Roberto Fico, non trascurabile, però non basta per scardinare il fortino pentastellato. La consigliera regionale Valeria Ciarambino del M5S sembra avere le idee chiare: «Siamo più che soddisfatti del risultato ottenuto in Campania e non ci sorprende. Con ben 15 punti sopra la Lega, il Movimento si conferma la prima forza politica in una regione che ha bocciato senza appello De Luca, il suo partito e la finta opposizione di centrodestra». La sensazione è che tanto i grillini quanto gli arancioni una sorta di accordo - o contratto - devono trovarlo. Stretti tra un centrodestra e un Pd in crescita con il vantaggio di schierare il governatore uscente c'è poco da traccheggiare.
Quello che è scomparso da queste elezioni è il colore rosso quello della «sinistra sinistra» che va di flop in flop: fuori dal Parlamento europeo, fuori da Camera e Senato tracce degli eredi della tradizione comunista si trovano solo a Napoli. Per loro ogni elezione si trasforma in un calvario. Così come i Verdi che non sono andati oltre il 2% mentre in molte parti d'Europa volano. Per queste formazioni politiche anche alle Regionali dell'anno prossimo si profila una partecipazione che sarà del tutto marginale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino